domenica, settembre 23, 2007
La ragazza del lago
Costruito su un impianto di genere che affonda le sue radici nella tradizione del noir europeo con venature esistenziali La ragazza del lago e' il film delle promesse mancate per la sua incapacita' di realizzare le nobili premesse. Le colpe di questo fallimento, l' ennesimo di una cinematografia senza memoria e fortemente condizionata da un apparato distributivo e mediatico che spinge verso il basso, non riguardano solo lo stile improntato a modelli televisivi e percio' a disagio con i toni chiaro scuri e le mezze verita' che caratterizzano l'apparente normalita' della comunita' sconvolta dall'orribile delitto, ma sono da individuare nella ricerca di un autorialita'a tutti i costi che vampirizza il film con una filosofia dell'ovvio ed una serie di nulla di fatto che dilatano all'infinito i tempi del racconto. Il film si appiattisce sulla figura del commissario con il cervello fino e l'animo travagliato che trasforma l'indagine in una terapia di gruppo che vorrebbe avere le atmosfere di certo cinema bergmaniano ed invece rimane schiacciata da un determinismo forzato e senza logica soprattutto nell'epilogo finale in cui tutto si risolve in maniera semplicista e fasulla. Nella parte del protagonista fa cilecca Servillo che ripropone stancamente e con una recitazione al limite del manierismo laconicita' e cadenze di quel Titta di Girolamo che lo aveva consacrato. Il resto del cast lo segue a ruota con una serie di interpretazioni senza sostanza che nulla aggiungono ad un opera che vive sull'anonimato di una regia inesistente.
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