mercoledì, settembre 05, 2007
Marie Antoinette
Sofia Coppola sembra destinata a condividere il destino di tanti figli d’arte chiamati a confermare ogni volta la propria credibilità artistica. Così dopo tanti consensi di nuovo le forche caudine del Festival di Cannes, dove la poveretta, si fa per dire, viene subissata di critiche per lesa maestà nei confronti della gloria nazionale; presuntuosa e sovrastimata sono gli aggettivi che la Croisette le regala tra la distante quanto sardonica indifferenza della giovane vittima. Finalmente sugli schermi anche noi siamo chiamati ad esprimere il giudizio su Marie Antoinette, film storico sui generis che rievoca un passaggio fondamentale della storia moderna con la sensibilità dei nostri tempi. I giorni e le ore sono scandite da una compilation musicale che spazia tra il punk e la new wave ed i protagonisti sono figli della tribù globale piuttosto che dell’antico regime. Bizzarria di un artista Newyorkese, impegnata a confermare la sua appartenenza ad un entourage artistico sempre in anticipo sui tempi o affermazione di un universo personale svincolato da regole e clichè ?. E’ probabile che entrambe le componenti abbiano stimolato la vena creativa della regista: quando prevale la matrice culturale, il film sembra guardarsi allo specchio in un estasi di compiaciuta autostima, mentre colpisce nel segno quando lascia il campo ad uno sguardo delicato ed insieme capace di evocare dall’interno la complessità di un mondo femminile in continua trasformazione, tra solarità adolescenziali ed improvvise zone d’ombra. La fotografia di Lance Acord( Adaptation,The Dangerous Live of the Altar Boys, Lost in translation) riesce a far percepire lo scorrere del tempo in un mondo altrimenti immobile e contribuisce a destabilizzare la classicità della ricostruzione storica. Marie Antoinette nonostante qualche passo a vuoto porta a casa il risultato, confermando le qualità di un talento capace di camminare sulle proprie e sufficientemente presuntuoso per continuare a perseguire un percorso artistico tanto periglioso quanto originale. PS Perchè Kirsten Durst nei film della Coppola perde quell’aria insulsa ed ordinaria, trasformandosi in una sirena voluttuosa ed irraggiungibile?
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento