lunedì, luglio 30, 2012

Ritratti: Jennifer Connelly (1)




"Green earrings
I remember
The rings of rare design
I remember
The look in your eyes
I don't mind"

-Steely Dan -



Inizia con il profilo di Jennifer Connelly una serie di ritratti ragionati su personaggi cinematografici che hanno in  qualche modo colpito l'immaginario di chi nella redazione de icinemaniaci  si cimenterà nella trattazione di questi excursus.
Come al solito da queste parti non esistono  regole a parte la necessità di una passione oltre la norma.
Questo comporterà non solo scritti diversificati sul piano dello stile e del contenuto, ma anche scelte che potrebbero far discutere come appunto quella della bella e brava protagonista di "A beautiful Mind" e "La casa di ombre e nebbia", un attrice abituata a far parlare di sè più per la qualità del suo lavoro che per gli atteggiamenti da primadonna.
Buon divertimento dunque e chi più ne ha più ne metta, non parlo solo di chi scrive ma anche di chi avrà la vogiia di dire la sua.



Il cinema americano regala di continuo - al pari di tutte le cinematografie -attori/attrici eccellenti, capaci e mediocri ma a differenza di tutte le culture che si esprimono anche attraverso la settima arte, detta e ridefinisce senza posa pressoché da solo l'essenza dei canoni che influenzano platee immense di persone, mutuando e ibridando (nei fatti, consacrandoli) in una sorta di centrifuga dell'immaginario quelli che sono i "miti" fondativi della sua società: la libertà individuale, la giovinezza, la bellezza, il denaro, il successo, il talento, il glamour.

Così, accanto ai volti celebri che tutti gli appassionati non si stancano mai di rivedere e apprezzare, esiste una schiera enorme di interpreti che la critica, molto pragmaticamente, definisce "caratteristi" ma che qui, rubando dal gergo dei polizieschi vecchia maniera, ci piace chiamare "tipi affidabili" , i quali, spesso e volentieri, incarnano più e meglio quei "miti" di quanto siamo disposti a riconoscere o di quanto una subalterna visibilità preclude ad
una obiettiva valutazione.

Ebbene, Jennifer Connelly, la ragazza dai capelli neri e gli occhi grigi da Catskill, stato di New York, e' una di questi "tipi".
Sarà in tal modo più facile ora - in riferimento alla limitata analisi della sua carriera cinematografica che andiamo a svolgere - uscire dalle anguste stanze del "mi piace"/"non mi piace", "e' più bella di"/"non e' bella come" e provare a capire se e' possibile tracciare una linea continua che circoscriva
l'immagine e l'apparenza di un'attrice - in particolare l'impatto che su esse
ha lo star system hollywoodiano, inesausto manipolatore in primis di corpi -
con lo spessore delle caratterizzazioni, la pasta drammaturgia o la semplice
presenza scenica che un artista ha (dovrebbe avere), se, insomma, rimanendo in
clima "noir", sotto la panna montata c'e anche il gelato.

Sin dall'esordio sul grande schermo appena adolescente nel travagliatissimo canto del cigno di Sergio Leone "C'era una volta in America" (1984), si possono rintracciare - al netto di tutti i limiti che un esordio comporta - segni indicativi, giocoforza soprattutto fisici, di molti dei ruoli futuri della
Connelly: occhi grigio- verdi (vedi origini irlandesi-norvegesi da parte di
padre) assediati da una massa di capelli neri che potrebbe ricordare ai più
fissati "La dama di Shalott" (1886-1905) del preraffaellita William Holman
Hunt; sguardo spesso o bliquo, un lieve sorriso mai apertamente malizioso mai
del tutto esente da un sospetto di perfidia, di scherno trattenuto, magari di
prematuro disincanto, armamentario carnale-spirituale che viene messo al lavoro
per la prima volta con l'intento di sbriciolare le velleità voyeuristico-
sentimentali di un altrettanto impubere Noodles (Scott Tyler) e generare in noi
una non del tutto innocente curiosità che film dopo film sarà in grado di
trasformarsi in interesse critico.

La Connelly, in altra parole, prende da subito a caratterizzarsi per un certo non comune fascino irrisolto, irrequieto ( qui esaltato dall'età) ma lo stesso come poco interessato o preventivamente deluso dal proprio stesso potenziale di seduzione, centinaia di chilometri lontano - per dire - dalle schiere di sagaci e baldanzose quanto telefonate "California girls" che da tempo immemore rimbalzano da uno schermo all'altro. A conferma di questo - che e' e rimane un assunto, sia chiaro, la cui eccessiva razionalizzazione pero, oltre a risultare
pedante, rischia, a conti fatti, di essere anche poco esaustiva - seguono
alcuni film di genere: "Phenomena" del 1984 di Dario Argento, per esempio, e
"Labyrinth" di Jim Henson, del 1986, dove le peculiarità sopra elencate si
attagliano alla perfezione alle storie, al "clima" di quelle pellicole, in
bilico tra la favola nera, il soprannaturale e l'horror, sebbene in una cornice
di pura e semplice funzionalità.


di TheFisherKing





7 commenti:

nickoftime ha detto...

..io mi sono fermato allo sguardo della fotografia e non riesco più ad andare avanti..per il momento..:))

parsec ha detto...

Carissimo FisherKing, leggere il tuo periodare è un vero piacere, it's so damn good!
Avevo segretamente invocato un approfondimento di questo tipo, e Jennifer Connelly - uno dei volti più eleganti della storia del cinema dopo grace kelly - è una partenza che davvero mi piace, in qualche modo anche attesa.
Attendo ansiosamente la seconda parte, con la discesa negli inferi di requiem for a dream.
Grazie

tfk ha detto...

Parsec... La tua gentilezza e la tua curiosità (al pari di quelle di chi vorrà esprimersi) meritano soddisfazione. Spero che le prossime pubblicazioni ne siano all'altezza. Male che vada, noi non distiamo 206.265 il vuoto che divide la Terra dal Sole.

Lidia ha detto...

Io ho conosciuto la Connelly con dario Argento e poi con "Labyrinth", un film culto per gli amnti del fantasy e gli illustratori. Non le avevo mai fatto caso più di tanto, fino a "A beutiful mind" un film che peraltro non mi è piaciuto molto, in cui diventa una "lady", acquisiste caratteri di signorilità e raffinatezza che non le avrei immaginato.
Ho visto poi "la casa di sabbia e nebbia", su cui ho inzuppato vari asciugamani di lacrime, e a quel punto il mio cuore le è appartenuto.
Sofisticata, elegante, sì, forse uno dei volti più affascinanti dopo Grace Kelly, sono d'accordo.
Ma come si ricompone questo ritratto con un filmaccio andato in onda poche sere fa, come "Ultimatum alla terra" in cui è apatica e monocellulare? E taccio su "Hulk".
Scelte obbligate dallo star system?

POI: siccome avete trovato la "fissata", è vero che ha una bellezza affilata, preraffaelita, ma non certo da "The lady of Shalott", ma magari quella di William Watehouse. Io però penso che i volti disegnati di Ferdinand Knopff le si attaglino di più.

tfk ha detto...

Tracce di quei "caratteri di signorilità e raffinatezza" cui alludi si riscontrano già, per dire, in "Scomodi omicidi" del 1995 e in "Dark city" del 1997 (io li vedevo già nel citato "Labyrinth" del 1986, in "Etoile" del 1988 e in "Hot spot" del 1990 ma questo, e' chiaro, può essere un "problema" mio). Per ciò che riguarda "Ultimatum alla terra", non ci piove che sia un film poco riuscito nel quale la Connelly "galleggia" con buona volontà. Dissento invece su "Hulk" che resta, almeno per tutta la prima parte abbondante, un esperimento "laterale" sull'universo supereroistico in relazione al quale il ruolo della Connelly/Ross assume i toni di ultima Thule che trattiene, nonostante tutto, Bruce Banner agganciato al suo lato umano (certi primi piani, c'è poco da fare, "splendono" di luce propria). Infine, la citazione relativa ad Holman Hunt era una chiara iperbole "tricologica" - se mi passi l'immagine - senza relazione con i lineamenti della donna ritratta. (Più centrata secondo me, comunque, la vicinanza con Waterhouse. Meno quella con Khnopff). Grazie Lidia.

tfk ha detto...

Ancora per Lidia. Nel caso ti capitasse di organizzare un'altra ricognizione nei territori che esigono una manciata di lacrime come pedaggio, metti nello zaino (magari lo hai già fatto) "Waking the dead" (2000). Bye.

Lidia ha detto...

Grazie dei commenti...uhm, molti dei film citati non li ho visti, dovrò , ehm, come dire, farmeli "prestare".
Neanche "Waking the dead" ho visto, mi preparerò gli asciugamani.
Comunque siete fortissimi su questo blog, peccato che blogspot mi renda quasi imposisbile commentare, comunque vi seguo sempre e vi rilancio spesso su FB. Ormai mi sono ancorata.