lunedì, luglio 30, 2012

Take Shelter

Vedere oltre i limiti della normale percezione è sempre stato un dono nefasto, che tanto la storia quanto la letteratura hanno spesso sospinto nei recinti della solitudine e della morte. Nel film di Jeff Nichols il peso della diversità è caricato sulle spalle di un personaggio come Curtis LaForche, lavoratore onesto e buon padre di famiglia che nella sua ordinarietà ha tutte le carte in regola per incarnare il dramma di un uomo proiettato in una dimensione più grande di lui. Un bigger than life che inizia quando il buon Curtis inizia a vedere nel cielo stormi di uccelli disegnare geometrie impazzite oppure con gocce di pioggia che improvvisamente diventano urina. Un crescendo di bizzarrie e di orrore che apre la strada  alla profezia di una prossima sciagura annunciata da Curtis, destinato a diventare dopo quell'affermazione un paria non solo nella comunità in cui vive ma anche nell'ambito della propria famiglia. Seminando nella storia presagi e indizi, come quello che lascia presupporre un collegamento tra le farneticazioni del protagonista con i postumi di un'infanzia segnata dalla pazzia della madre, che rimandano continuamente la definizione della natura di quelle visioni (realtà o allucinazione) il film procede accumulando un carico di tensione soffocata nel viso irregolare e straniato di Michael Shannon, oramai abbonato a ruoli sfiorati o intrisi, a secondo dei casi, da una follia cupa e disperata, che in questo caso sfocerà nell'ossessiva costruzione dello Shelter del titolo. A rendere l'atmosfera più nefasta la capacità di drammatizzare oggetti d'uso quotidiano facendoli sentire alieni rispetto allo spazio circostante, oppure in maniera scontata ma funzionale la presenza di quell'America di provincia che sempre nel caso di film drammatici da il meglio di sè in termini di chiusura ed ottusità. Al regista di "Take Shelter" va riconosciuto il merito di una tensione  nutrita dal rigore della messinscena  e dall'aver saputo valorizzare la maschera del suo attore. Una scelta quest'ultima che però sacrifica tutto il resto a cominciare da Jessica Chastain in un altro ruolo di supporto, e poi una certa dose di imprevedibilità che un film come questo dovrebbe avere, e che invece viene ridotta di molto dall'eccessiva linearità della storia. 

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