giovedì, maggio 03, 2018

COSA DIRA' LA GENTE


Cosa dirà la gente
di Iram Haq
con Maria Mozhdah, Adil Hussain, Ekavali Khanna
Norvegia, Germania, Svezia, 2017. 
durata, 106'

Al termine della proiezione di Cosa dirà la gente la prima reazione sarebbe quella di liquidare il film, annoverandolo come l’ultimo di una serie di titoli che in maniera più o meno critica hanno denunciato l’altra faccia della cultura islamica, quella che fatica a integrarsi con ambienti e comportamenti estranei al proprio retaggio culturale. La storia di Nisha, adolescente norvegese costretta a lasciare il ragazzo e a tornare in Pakistan, nel tentativo da parte dei genitori di rieducarla ai principi del proprio credo, è tutt’altro che nuova. Allo stesso modo non è la prima volta che un regista sceglie un punto di vista interno alla questione, mostrando le conseguenze del cosiddetto scontro di civiltà attraverso il conflitto generazionale tra membri della stessa famiglia. L’eccezionalità della proposta in questo caso è da ricercarsi,  in primis, nell’autenticità dei contenuti, essendo la sceneggiatura – scritta dalla regista Iram Haq – nient’altro che la trasfigurazione delle vicissitudini patite dalla Haq. E poi, e qui entriamo nei dettagli della nostra analisi, nella capacità di tradurre questa esperienza,  rinunciando a una visione manichea della questione, elusa dalla messa in campo delle ragioni degli uni e degli altri.


In questa maniera, se il film non ha dubbi nell’assegnare a Nisha il ruolo della vittima sacrificale, facendo degli stati d’animo della ragazza il serbatoio di una drammaturgia che alterna momenti di grande afflizione a intermezzi meno gravi, come lo è la felicità che bussa alla porta di Nisha nell’istante in cui la ragazza nel corso della permanenza a casa degli zii si innamora del cugino, ad apparire meno netta e la figura del carnefice, incarnata dal padre della ragazza, dilaniato dal contrasto tra la responsabilità di salvaguardare l’onore della famiglia, messo in discussione agli occhi della comunità dalle scelte della ragazza, e l’amore comunque provato nei confronti della figlia innocente. Ma non basta, poiché nella sua duplice forma di viaggio esistenziale e pratica avventurosa, Cosa dirà la gente si propone come un romanzo di formazione, laddove i pericoli e le ingiustizie affrontate dalla protagonista non rimangono accadimenti fini a se stessi ma diventano il viatico di nuove consapevolezza e, quindi, l’opportunità di una crescita che cambierà  per sempre la sua vita. Contrassegnato da almeno due sequenze davvero forti che non mancheranno di scuotere la sensibilità del  pubblico, Cosa dirà la gente appare in alcuni tratti eccessivo nel riservare alla ragazza, una dietro l’altra, ogni tipo di sventura. Cionondimeno, non si può fare a meno di trepidare per le sue sorti, prendendone le parti e accompagnandola nel corso del suo calvario personale. Senza omettere che nella parte di Nisha il contributo di Maria Mozhdah risulta determinante.
Carlo Cerofolini
(pubblicato su taxidrivers.it)

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