Solo - a Star Wars Story
di Ron Howard
con Alden Ehrenreich, Woody Harrelson, Emilia Clarke
USA, 2018
genere: azione
durata: 135’
Tempi duri per la Galassia, forze oscure tramano nell'ombra e minacciano la Repubblica. Ma Ian è ancora troppo giovane per occuparsi delle cause dei grandi. L'unica cosa che desidera davvero è pilotare una nave spaziale per sfuggire l'oppressione con Qi'ra, la ragazza che ama. Intrepido e sfrontato, ha carattere da vendere e il coraggio di provarci ma nella fuga qualcosa va storto e il destino lo separa da Qi'ra. Ian si arruola come pilota, guadagna il cognome e promette di tornare a prenderla. Perché ha carattere da vendere e un amico wookiee che lo aiuta nell'impresa. Disertore per amore e poi ladro, imbroglione e contrabbandiere, vince a carte il Millennium Falcon e impara sul campo le regole del gioco.
Situato cronologicamente prima di “Star Wars Episodio IV - Una nuova Speranza”, “Solo: A Star Wars Story” è consacrato alla giovinezza di Ian Solo, il mitico contrabbandiere interpretato da Harrison Ford. Spin-off, alla maniera di “Rogue One”, standalone story annunciato nel 2016 come il primo di una serie infinita, “Solo” è un blockbuster inerte che gratta la superficie come il Millennium Falcon in atterraggio di emergenza.
Non approfondisce mai la mitologia spaziale in cui hanno pescato con estro creativo e vorace i suoi predecessori, gli sceneggiatori fanno avanzare l'azione a colpi di laser e baci rubati, scrivendo un racconto convenzionale privo di qualsiasi spinta epica o qualsivoglia efficacia narrativa. La trasgressione di Ian, quello di George Lucas e di Harrison Ford, è di un altro ordine. Ron Howard lo ignora, limitandosi a perpetuare un cinema d'avventura che rallegra lo spirito dello spettatore, invece di condurlo nel mito.
L'antieroe farabutto e irriducibile che ha cavalcato il nostro immaginario a bordo del Millennium Falcon e a fianco dell'inseparabile Chewbecca non ispira più di questo a Ron Howard. Alla maniera di “Heart of the Sea”, incapace di aprire gli abissi metafisici che inghiottono il lettore di "Moby Dick", “Solo” non trova nuova forza per una vecchia saga. Privo di invenzioni formali, questo western intergalattico non riporta la magia dell'origine e delle origini di Ian, battezzato Solo da un burocrate in divisa e convertito all'azzardo. A ereditare il ruolo leggendario del fuorilegge canaglia è Alden Ehrenreich, rivelazione folgorante in “Ave, Cesare!”.
Lo spin-off di Howard immagina la giovinezza del nostro cogliendolo prima del suo incontro con la Ribellione e Luke Skywalker. Prima del suo amore per Leila e dell'umorismo canaglia che la innamora. Congedati per "divergenze artistiche" Phil Lord e Chris Miller, Ron Howard si aggiudica il film ma non la partita. Il desiderio di tornare sempre a Star Wars e di rimetterlo in discussione, lanciando l'eredità del passato verso l'avvenire, è al cuore della saga e di quello che ha di più naturale. È l'equilibrio della forza. Farla morire o rivivere. Ron Howard sceglie una desolante sopravvivenza.
Riccardo Supino
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