mercoledì, gennaio 25, 2023

L'INNOCENT

L’innocente

di Louis Garrel

con Louis Garrel, Roschdy Zem, Noémie Merlant

Francia, 2022

genere: commedia

durata: 99’

Un Louis Garrel in splendida forma quello che si vede, davanti e dietro la macchina da presa, nella sua ultima “fatica”: “L’innocente”.

La commedia francese diretta e interpretata dall’attore non è solo una commedia, ma un bel mix di generi con i quali, con ironia e astuzia, gioca sapientemente, prendendoli, e a tratti prendendosi, anche in giro.

Al centro della simpatica e riuscita commedia c’è Abel, figlio della sessantenne Sylvie che si sposa con il galeotto Michel. Dopo il matrimonio dei due e dopo la scarcerazione di Michel, avvenuto naturalmente in carcere, i novelli sposi cominciano a vivere la loro vita insieme e fare grandi progetti, tra i quali anche quello di aprire un negozio. Ma Abel non sembra contento della nuova vita della madre ed è convinto che il nuovo patrigno tornerà presto a dedicarsi al crimine. Per questo, spesso insieme all’amica di sempre Clémence, inizia a seguirlo e spiarlo.

Una divertente commedia che mescola le carte a disposizione del figlio d’arte, ma comunque in grado di mantenere alto il proprio nome.

Ma non solo una divertente commedia. “L’innocente”, infatti, porta con sé anche vari elementi propri del dramma che si rispecchiano fin da subito anche nelle immagini che vengono proposte. Le luci e la saturazione del film, per esempio, sono elementi importanti per comprendere quello che si nasconde dietro un’apparente leggerezza. Dalla preoccupazione di Abel per l’ennesimo matrimonio della madre, al quale si oppone, seppur in maniera pacata tanto da ritrovarsi poi costretto, suo malgrado, ad accettarlo così come tutte le conseguenze che ne derivano, al grande lutto che aleggia sulla sua persona e del quale veniamo a conoscenza solo in un secondo momento. Ma si tratta di un lutto e di una perdita che ha contribuito a formarlo e renderlo quello che è. Ecco perché il suo atteggiamento nei confronti di situazioni apparentemente normali diventa esagerato, quasi al limite dell’assurdo. Ed è proprio questo suo modo di fare, che talvolta si può leggere come un senso di inadeguatezza, che rende la commedia una vera commedia. Invece di reagire a determinate situazioni e determinati frangenti come reagirebbe non tanto il personaggio di una commedia, ma quantomeno una persona normale, Abel arriva quasi all’esasperazione, facendo innervosire gli altri, ma facendo “divertire” il pubblico.

E questo si traduce, narrativamente, in una serie di colpi di scena che fanno apprezzare notevolmente la pellicola che non ha la presunzione di ergersi a capolavoro del cinema, ma nonostante questo svolge il suo compito in maniera egregia.

Il giusto dosaggio dei generi e delle caratteristiche principali di essi fanno sì che “L’innocente” non rientri pienamente in nessuna definizione circoscritta. Si va dal divertimento (e “spavento”) iniziale con l’esilarante scena della madre che rivela al figlio l’intenzione di sposarsi alla memorabile scena al ristorante. Una scena nella scena messa a punto con un obiettivo preciso e portata sul metaforico palco da Abel e Clémence, dove, tra detto e non detto, i sentimenti fittizi e “recitati” si mescolano a quelli veri e autentici.

E se l’inizio è, in qualche modo, scoppiettante, quasi stessa sorte spetta al finale che, con un ulteriore colpo di scena, spiazza e convince lo spettatore, già pronto a pensare alla chiusura più scontata.


Veronica Ranocchi

Nessun commento: