giovedì, dicembre 12, 2013

Il sud è niente

Sud è niente
di Fabio Mollo
con  Vinicio Marchioni, Miriam Karlkvist, Valentina Lodovini
genere, drammatico
Italia, 2013
durata, 90'
 
Il cinema italiano che racconta le piaghe del paese. Dagli scandali politici alla malavita organizzata, gli autori italiani hanno scandagliato in lungo ed in largo i fantasmi della nazione, a volte omettendone le ragioni, altre riuscendone a cogliere gli ambigui contorni. Francesco Rosi ed Elio Petri, così come Matteo Garrone e Paolo Sorrentino sono eccellenze che fanno coraggio ed insieme spaventano chiunque si cimenti nell'esercizio della denuncia, perché se il successo delle loro opere testimonia l'esistenza di una domanda pronta a premiare il coraggio di raccontare l'indicibile, non può non spaventare il confronto con modelli così alti e riusciti. Ed e' per questo che è un segno incoraggiante assistere a breve intervallo di tempo ad esordi come quello di Pif con "La mafia uccide solo d'estate" e poi di Fabio Mollo con "Il sud è niente", esponenti di una meridionalita' che si rinnova mantenendo inalterate le radici della propria identità.
 
Un contrappeso su cui Mollo, italiano di nascita ma professionalmente apolide, sembra modellare le figure di Grazia e di suo padre Cristiano, legati in maniera viscerale alla propria terra, eppure estranei ad un mondo che li respinge ed a cui sono alieni. Una frattura che la storia fa esplodere all'indomani della morte di Pietro, il fratello della ragazza, scomparso in circostanze che il padre, lacerato dal senso di colpa, si ostina a tenere nascoste. Incapaci di rassegnarsi a quella perdita ognuno reagisce alla propria maniera: Grazia continuando a cercare il fratello che crede di aver incontrato durante un immersione subacquea, Cristiano assicurando un futuro alla figlia, accettando l'offerta del boss che lo vuole estromettere dall'attività di cui è a capo.

Partendo da un episodio di sangue -lasciato fuori campo-, e dalle sue conseguenze "Il sud è niente" costruisce una trama che utilizza gli strumenti del reale per disegnare un percorso di liberazione materiale ed insieme spirituale, che sposta il film su una dimensione in cui realtà e sogno, credenze ed oggettività si influenzano reciprocamente. In questo senso il narrato del film procede in una continua osmosi tra pubblico e privato, riconoscibile per esempio nel modo in cui il film mette in contatto l'iniziazione amorosa di Grazia, fatta di continui respingimenti per il carattere introverso e scontroso della ragazza, con la mancanza di calore e persino l'ostilita' emanata dalle architetture cittadine, fatiscenti e vetuste, dove la rabbia della giovane trova asilo, che fanno il paio con il deserto liquido ed immoto della striscia di mare dove si infrange il sogno di incontrare l'amato fratello. Oppure, nella corrispondenza tra i riti collettivi di una comunità che si compatta intorno alla processione del santo, e le abitudini della nonna di Grazia, solerte nelle pratiche di una religiosità superstiziosa e magica che le permette  di alleviare e dare senso al dolore del nucleo famigliare. 
Alternando i primi piani sul volto dei personaggi con i totali di paesaggi senza figure Mollo rende esplicita l'isolamento dei personaggi, mentre nella reticenza della parola che sottrae la mafia all'oralita' della sua mitologia (nel film il termine non viene pronunciato) il regista compie un processo di interiorizzazione in cui, grazie ad una serie di inserti onirici piuttosto riusciti, riesce a rendere la coercizione e la violenza che sono iscritti nel dna del quotidiano di chi è costretto a viverla. "Era sempre stato nostro" dice la moglie del boss a Cristiano, riferendosi all'attività a cui l'uomo ha finalmente deciso di rinunciare. Come a dire che se la libertà esiste, può essere raggiunta solo sul piano interiore, come  "Il sud e' niente" dimostra nella catarsi dello splendido finale, capace di riscattare qualche concessione allo spettacolo, che la presenza vistosa ma ininfluente del personaggio interpretato da Valentina Lodovini rappresenta al suo massimo grado. Tra racconto di formazione e thriller esistenziale il film di Fabio Mollo riesce a comunicare con la forza delle immagini e l'essenzialita' delle interpretazioni. Da non perdere.



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