I am not okay with this
ideata da: Jonathan Entwistle, Christy Hall
con Sophia Lillis, Wyatt Oleff, Sofia Bryant
USA, 2020
genere: commedia drammatica, dramma adolescenziale
Stagione: 1
Episodi: 1-7
durata: 19-28 minuti
Ennesima
serie teen targata Netflix è “I am not okay with this”. Sette episodi di 20
minuti circa ciascuno che permettono allo spettatore di immergersi
completamente in una storia molto particolare, venendo catapultati in un passato
non troppo lontano insieme a dei personaggi bizzarri, ma, purtroppo o per
fortuna, già visti.
Sydney
Novak è una diciassettenne fuori dal comune, come tutte le classiche
protagoniste di storie del genere, con una famiglia tutta particolare che meriterebbe
(e forse meriterà con una seconda stagione?) un maggiore approfondimento. Il
padre morto suicida nel seminterrato, la madre che, per far fronte alle spese e
alle necessità dei due figli, lavora giorno e notte trascurando sia Syd che
Liam che devono arrangiarsi da soli e quest’ultimo, il fratellino più piccolo,
che cerca, per quanto possibile, di ricucire il legame sempre più compromesso
tra la sorella e la madre.
Non
che le cose fuori da casa vadano meglio per l’adolescente protagonista,
presentata fin dalla prima immagine completamente ricoperta di sangue mentre
vaga da sola per la città, perché, la sua migliore amica Dina, trasferitasi
insieme a lei, ha iniziato a frequentare Bradley Lewis, uno dei ragazzi più
popolari della scuola, che, oltre alla sua arroganza, nasconde qualcosa. Sembra
che l’unico spiraglio nella vita della giovanissima sia Stanley Barber, il suo
vicino di casa un po’ strambo, ma molto buono. I due cominciano a frequentarsi
come amici finché il ragazzo non viene accidentalmente a conoscenza del grande
segreto che Sydney porta con sé e che non vuole rivelare a nessuno: quello di
possedere poteri magici che nemmeno lei riesce a controllare, ma che si
scatenano principalmente in momenti di rabbia. In tutto questo c’è un altro
segreto che la ragazza nasconde e tenta di camuffare uscendo con Stanley: è, in
realtà, innamorata di Dina.
Il
regista di un’altra serie targata Netflix, “The end of the fu***ing world” e i
produttori della serie di successo “Stranger things” si sono uniti per realizzare
questo prodotto che sembra, infatti, essere la fusione perfetta di questi due
mondi.
Il
personaggio di Syd, in particolare, è esattamente l’insieme delle
caratteristiche di Undici, protagonista di “Stranger things”, e Alyssa,
protagonista di “The end of the fuc***ing world”, la prima per i poteri
sovrannaturali e la seconda per l’attitudine, il carattere, il comportamento e
i modi di fare e di relazionarsi con gli altri.
Sa,
quindi, purtroppo di già visto, anche se la serie resta comunque godibile, data
anche la breve durata. Tra i lati positivi c’è sicuramente l’ottimo lavoro
fatto da parte degli attori e la buona scrittura del personaggio di Stanley,
forse la vera chiave dell’intera storia. E’ il solo e unico personaggio che
riesce ad avere più sfaccettature e a portare, oltre alle risate, anche una
sorta di equilibrio all’intera vicenda. Rappresenta la costante della
narrazione ed è colui che, più di ogni altro, merita un approfondimento.
Il
ritmo, che potrebbe essere un aiuto significativo, appare lento e sembra che la
storia non riesca mai a decollare veramente. Infatti non c’è una reale suspense
dall’inizio alla fine, ma solo un chiedersi come si susseguiranno
effettivamente gli eventi. Il punto più alto e significativo, nell’ultimo
episodio, fa rimanere lo spettatore con una serie di interrogativi che verranno
risolti, con molta probabilità, in una seconda stagione, ancora non confermata.
Dovremo, quindi, attendere prima di sapere se potremo rivedere sullo schermo
Syd, Stan, Dina e tutti gli altri.
Veronica Ranocchi
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