La stranezza
di Roberto Andò
con Toni Servillo,
Salvatore Ficarra, Valentino Picone
Italia, 2022
genere: commedia,
drammatico, storico
durata: 104’
Un alternativo Pirandello.
O meglio un alternativo modo di dipingere e mostrare sullo schermo il genio e
il talento di Luigi Pirandello.
Roberto Andò riesce a
convincere lo spettatore a rimanere incollato allo schermo per tutta la durata
del film realizzando un’opera che è un mix tra biografia, dramma e commedia.
Ogni genere è presente in maniera calibrata e precisa, senza mai prevaricare sugli
altri.
La storia ruota
apparentemente intorno alla figura di Luigi Pirandello che, di ritorno in Sicilia,
nel 1920 per il compleanno dell’amico Giovanni Verga, viene a sapere che la sua
anziana balia è morta. L’uomo decide di organizzarle un ricco funerale e, per
farlo, assume due becchini, Sebastiano Vella e Onofrio Principato. I due non
riconoscono l’autore e gli rivelano di star scrivendo e mettendo in scena il
loro primo dramma teatrale al quale Pirandello sembra fin da subito incuriosito
e affascinato. Nonostante alcune peripezie e la sgangherata compagnia del paese
i due riescono a mettere in scena lo spettacolo al quale assiste, di nascosto,
anche lo stesso Pirandello che, così facendo, riesce, secondo lui, a trovare
risposte alle proprie domande.
A differenza di tante
opere del genere, quella di Andò non è un’opera che vuole mostrare o insegnare
qualcosa. Non si limita infatti a raccontare la vita di Pirandello o a
focalizzarsi su un momento in particolare. Ma rielabora a suo modo un dato elemento
(quello che ha portato il grande autore a realizzare uno dei suoi capolavori, “Sei
personaggi in cerca d’autore”). Ed è qui che risiede la grandezza del regista.
Come anche altri prima di lui, e neanche troppo lontano nel tempo, Andò porta
il teatro al cinema, prima con lo spettacolo dei due becchini, poi con quello
di Pirandello. Ma non si ha mai la sensazione di staticità o di star vedendo
teatro su uno schermo. Quello che si percepisce è qualcosa che va oltre e che
fonde perfettamente le due arti.
Ben calibrato anche dal
punto di vista della scrittura dei personaggi che sono tutt’altro che
macchiette (e il rischio di inciampare in questo era alto). Due su tutti sono
indubbiamente Ficarra e Picone che riescono quasi a mettere in ombra il Luigi
Pirandello di Toni Servillo. Nonostante la somiglianza e l’autenticità, sono i
due becchini il vero focus intorno alla storia. Sono loro che, inconsapevolmente,
accendono la miccia della vicenda. Oltre a essere anche l’elemento comico, ma
mai sopra le righe, di una storia che pur prendendosi sul serio preferisce
scherzare e far divertire lo spettatore.
Sono apprezzabili e
godibili i riferimenti storici e letterari, ma quello che convince davvero è,
come suggerisce il titolo, la stranezza con la quale viene ideata e messa in
scena la storia. Pensare di andare al cinema per vedere un film sulla vita di
Luigi Pirandello o sulla genesi e la successiva messa in scena di “Sei
personaggi in cerca d’autore” sarebbe sbagliato. Ma, in qualche modo, “La stranezza”
è anche questo, come nella migliore delle tradizioni pirandelliane, dove
finzione e realtà si mescolano fino a diventare una cosa sola. Solo che, a
differenza del capolavoro del premio Nobel per la letteratura nel 1934, il film
di Andò può essere apprezzato fin da subito e non soltanto in un secondo
momento.
Veronica Ranocchi
1 commento:
vero, nessuno cerca di primeggiare, una sceneggiatura non "urlata" è il segreto di questo bel film.
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