domenica, novembre 13, 2022

TORI E LOKITA

Tori e Lokita

dei fratelli Dardenne

con Pablo Schils, Joely Mbundu, Alban Ukaj

Belgio, Francia, 2022

genere: drammatico

durata: 88’

Dopo essere stato tra i film in concorso al Festival di Cannes, “Tori e Lokita” dei fratelli Dardenne arriva, in prima nazionale, al Festival dei popoli e colpisce, senza mezzi termini, lo spettatore che si ritrova inerme al cospetto di un’opera brutale nella sua semplicità.

Non un documentario, ma un film che si “limita” a raccontare una storia. La storia è quella di Tori e Lokita, due giovanissimi immigrati africani arrivati in Belgio per sfuggire alle condizioni di vita dei rispettivi paesi. Pur provenendo da paesi diversi i due si sentono fin da subito legati, come fratello e sorella, ma devono dimostrare che questo legame ci sia davvero. Non potendolo fare, si trovano costretti a sottostare a delle vere e proprie imposizioni da coloro che promettono di poter offrire loro delle condizioni di vita migliori. Nel frattempo, però, i pericoli, gli ostacoli e la vita in generale diventano sempre più duri e inaccettabili.

Un vero e proprio pugno nello stomaco quello di “Tori e Lokita”. Quello che fanno i fratelli Dardenne è portare sullo schermo una vicenda reale, soltanto “mascherata” da finzione.

La vita di Tori e Lokita è, seppure lontano dal nostro immaginario, quanto di più vero (purtroppo) possa esistere.

Con una disarmante (e cruda) verità i fratelli Dardenne tentano di raccontare cosa significa vivere dalla parte opposta per tutti coloro che, ogni giorno, attraversano non solo il mare, ma anche molto altro, lasciando indietro famiglia e affetti. Sicuramente un modo diverso di vedere il mondo, ma un modo che a molti è precluso o comunque limitato, per mille motivi. Ed ecco che, come nel caso di Tori e Lokita, diventa indispensabile riuscire ad aggrapparsi a qualcosa per sopravvivere in quella che, alla fine dei conti, è una vera e propria giungla.

Da lavori inaccettabili a situazioni degradanti per la persona stessa, per la società, per la morale e per molto altro.

Lokita, più grande e quindi più soggetta a determinati “obblighi”, è anche quella che subisce maggiormente il potere di una parte della società che pensa di poterla usare, sotto tutti i punti di vista, per il proprio tornaconto. Tori, invece, più piccolo, ma anche più scaltro, cerca di sovrastare questo ingiusto “sistema” e tenta di fare il possibile per allietare la “sorella” e cercare di non far portare solo ed esclusivamente a lei tutto il peso della responsabilità.

Con una narrazione lineare e pulita, i due registi tratteggiano una situazione insostenibile, arrivando fino all’osso della questione e mostrandola, quasi del tutto senza filtri, a uno spettatore che non può non essere colpito dalle atrocità perpetrate.

I due “fratelli” riescono a esserlo e diventarlo quasi per davvero, aiutati dal supporto reciproco. Un supporto che addirittura arriva a invertirli trasformando, a tratti, Tori nel fratello maggiore che indirizza, consiglia e supporta la sorella.

Menzione speciale, oltre ai due intensi protagonisti, alla canzone scelta dai due fratelli. “Alla fiera dell’est”, che torna costantemente nella narrazione, diventa quasi metafora della situazione di ripercussioni che i due devono subire.


Veronica Ranocchi

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