venerdì, marzo 21, 2008

Fine pena mai

Questo film è tratto da "Vista d'interni" (Manni editori) autobiografia di Antonio Perrone boss della Sacra Corona Unita condannato a 49 anni di reclusione.
Il film racconta il percorso umano e criminale di Antonio da spacciatore e piccolo trafficante indipendente fino all'ingresso nella quarta mafia, la Sacra Corona Unita, all'arresto e alla condanna.
Il film ha una buona idea di fondo, ma che non viene sviluppata in maniera soddisfacente.

Ci sono delle cose positive, come l'attenzione per la costruzione di alcune belle inquadrature e lo sforzo del bravo Claudio Santamaria nel dare al suo italiano una cadenza salentina credibilissima. Buono anche lo sforzo degli autori nel dosare la lingua italiana e le espressioni dialettali.
Ma per il resto è notte fonda, la sceneggiatura è in molte occasioni incongruente: non si capisce il perchè del suicidio di Gianfranco; il figlio di Antonio sembra avere sempre la stessa età; il profilo della moglie (V. Cervi) è confuso, a tratti sembra integrarsi benissimo nel mondo malavitoso con atteggiamenti arroganti da vera moglie del boss, salvo poi reclamare un ruolo moralista.
Film pieno di citazioni, che non reputo un male, ma che bisogna saper dosare, altrimenti diventa scimmiottamento, come purtroppo succede in diversi casi tipo il bagno subaqueo che ricorda spudoratamente L'atalante e la scena dei fiori che rimanda ad American Beauty, per non parlare della scena di affiliazione che avviene in prigione che è una scopiazzatura de Il Camorrista.
La figura del protagonista viene dipinta con tono benevolo, quasi fosse "vittima" del sistema criminale che non gli concede autonomia nel delinquere e quasi lo costringe ad affiliarsi.
Nella pellicola non c'è quasi traccia delle imprese criminali di Antonio, eppure questo signore è stato condannato a 49 anni di prigione per associazione a delinquere di stampo mafioso, spaccio di droga, concorso in omicidio e nessun giudice di tribunale ha mai sentito pronunciare la parola pentimento.
Questo film ci dà l'occasione per rimpiangere i tanto vituperati polizieschi anni '70 dove i cattivi erano cattivi e i buoni erano buoni....ma mica tanto.

3 commenti:

nickoftime ha detto...

era un film che volevo vedere..ma a questo punto penso che lo lascerò alle visioni casalinghe..peccato perchè da quello che dici il cinema italiano ha sprecato un altra buona occasione..e mi riferisco alla storia del protagonista ed alla bravura del suo interprete, comunque bravo a cercarsi copioni che almeno sulla carta avrebbero delle buone potenzialità..a proposito dei colori del film..piuttosto accessi..con una forte prevalenza di ross..hanno un significato o sono solo confezione?
ciao nickoftime

Anonimo ha detto...

Non so se i colori del film abbiano un significato. Non ho notato una prevalenza di rosso, la mia attenzione è caduta sul fatto che la fotografia seppur bella è incongruente con l'ambientazione salentina. Mi spiego meglio, i colori sono piuttosto freddi (forse a sottolineare la tragicità degli eventi) ma poco hanno a che spartire con una terra dove c'è il sole per 9 mesi l'anno.

Anonimo ha detto...

Ricevuto, grazie