giovedì, settembre 13, 2018

SULLA MIA PELLE


Sulla mia pelle
di Alessio Cremonini
con Alessandro Borghi, Max Tortora e Jasmine Trinca
Italia, 2018
documentario, drammatico
durata, 100'


Telecamera fissa.

La chiave che come ogni mattina entra nella toppa della cella dell’ospedale di medicina protetta del “Sandro Pertini” di Roma, anche questa volta annunciata dall’arrivo dell’infermiere.
La voce del ragazzo in camice verde che tradisce il suo accento del sud “Buongiorno Stè…devo fare un prelievo”. E poi di colpo la presa di coscienza, il velo del tempio che si squarcia egli uomini che prendono coscienza di ciò che realmente è accaduto.
Le dita che si intrecciano, due mani che si uniscono una sopra l’altra e che di colpo si scagliano con forza contro il torace del detenuto. 1, 2, 3, 4…30 volte.
Ed infine arriva il silenzio…o meglio, la disperazione.
Niente più corse la domenica mattina o cene a casa dei genitori. Niente più abbracci con il padre e la sorella (rispettivamente Max Tortora e Jasmine Trinca) o gli allenamenti in palestra. Niente più la solita speranza salvifica che tutto si sistemerà col tempo.
Rimane soltanto la verità. “La stessa da 15 anni” che ha messo Stefano nei guai e quella che contemporaneamente pretendono a gran voce i 172 decessi silenziosi avvenuti in carcere dal 2009.


Del caso Cucchi si è parlato a lungo sui giornali o sugli approfondimenti serali alla tv (ed evidentemente si continuerà a farlo) ma per la prima volta è stato realizzato un qualcosa che potesse porre i riflettori sull’uomo e non sulla vittima, sullo stato d’animo di Stefano invece che sul corpo tumefatto di un detenuto.
“Sulla mia pelle” in tal senso è il docu-film prodotto da Netflix che racconta l’ultima settimana di vita di Stefano Cucchi. Un film che farà discutere e che ha diviso il pubblico ancor prima di uscire per la scelta della casa di distribuzione di renderlo disponibile in contemporanea sia su Netflix che in sala.
Il regista (Alessio Cremonini) ha scelto per il ruolo del protagonista il giovane ma esperto Alessandro Borghi, già visto sulla piattaforma streaming nella serie “Suburra” ed al cinema (fra i tanti) in “Napoli velata” e “Fortunata”.

E mai scelta fu più giusta. Alessandro ha già dimostrato in passato di trovarsi a proprio agio interpretando il personaggio di strada romanaccio che ha problemi con la legge, ma questa volta è riuscito decisamente a superarsi, immedesimandosi a pieno in maniera camaleontica nella difficile storia che aveva il compito di vivere e raccontare.


Sono molto le cose che rimarranno nel tempo di questo lungometraggio, a partire sicuramente dal coraggio del regista e dei produttori di raccontare una pagina triste e ancora oscura del nostro Paese, passando per i 7 minuti di applausi alla prima proiezione durante la mostra del cinema di Venezia e l’abbraccio commuovente in sala fra Borghi e la sorella di Stefano, Ilaria Cucchi. 
Ma c’è un’immagine, una scena in particolare che il regista Cremonini decide di regalare agli spettatori e che ha catturato in maniera magistrale il pathos del momento: una smorfia, un sorriso che il detenuto sembra abbozzare quando viene trasportato dalla sua cella alla radiografia.
Una frazione di secondo alla luce del sole prima di tornare sotto il calore delle lampade alogene dell’ambulanza. Legato fino alla testa e dolorante.
Immobile ad osservar la vita.
Lorenzo Governatori

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