lunedì, settembre 24, 2018

A VOCE ALTA - LA FORZA DELLA PAROLA


A voce alta: la forza della parola
di Stèphane de Freitas
con Souleila Mahiddin, Eddy Moniot, Bertrand Pèrrier
Francia, 2017
genere, documentario
durata, 109’


Ogni anno, all'Università di Saint-Denis, a nord di Parigi, si svolge una gara di oratoria che premia il migliore partecipante del distretto. Gli studenti vengono da diversi contesti sociali e si formano con professionisti per imparare l'arte di parlare in pubblico. Il regista Stéphane de Freitas ha dato vita al progetto Eloquentia nel 2012, con lo scopo di aiutare i giovani dei sobborghi a credere in se stessi e a fare in modo di non trovarsi mai a disagio a causa del modo di parlare e delle etichette che porta inevitabilmente con sé.

L'opportunità offerta dal concorso e dalle lezioni di gruppo che lo preparano va molto al di là dell'imparare a formulare un discorso accattivante.

L'obiettivo è la produzione di dissertazioni orali che vengano dall'esperienza di vita personale di ognuno dei partecipanti e che raccontino dunque i loro valori e le loro idee, in forma di slam poetry, di arringa o di pezzo di teatro. I ragazzi imparano che la parola è un'arma, da maneggiare con cura e responsabilità, che può far commuovere e convincere, e può abbattere le differenze di classe (come dimostra in parte già il processo stesso della preparazione al contest, con i professori che dalle università di Parigi si spostano in periferia per condividere i loro trucchi e segreti).


ll montaggio alterna, in maniera classica ed efficace, la documentazione delle lezioni con brevi incursioni nelle vite e nelle case dei protagonisti e con i momenti salienti delle fasi finali del concorso, confezionate fortunatamente in maniera più vicina ad un moderno agone che ad un talent show. Tuttavia, la cosa più interessante del documentario di De Freitas, in verità, è che chiama in causa anche lo spettatore: impossibile non ammirare il grande lavoro, individuale e di gruppo, che fanno Leïla, Elhadj, Eddy e tutti i ragazzi coinvolti, senza domandarsi quanto noi stessi siamo disposti a metterci in gioco nei nostri discorsi quotidiani e quanto, poco o tanto, ci sforziamo di arricchire il nostro vocabolario e, di conseguenza, la nostra idea del mondo e della sua varietà.
Il documentario propone concretamente un laboratorio di democrazia accessibile a tutti, scuole per prime, che non implica un livellamento delle abilità verso il basso ma, al contrario, uno stimolo alla scoperta dei propri talenti e all'elevazione degli stessi. Esiste, infatti, anche uno spirito di competizione positivo, quando il fine è quello di darsi uno strumento per la vita, per viverla meglio ovunque.
Riccardo Supino

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