La profezia dell'armadillo
di Emanuele Scaringi
con Simone Liberati, Valerio Aprea, Pietro Castellitto
Italia, 2018
genere, drammatico
durata, 99'
Dal fumetto al cinema il passo è breve se ti chiami Zerocalcare.
Con “La profezia dell’armadillo”, presentato nella sezione “Orizzonti” al festival del cinema di Venezia, recentemente concluso, viene portata sugli schermi la prima avventura che aveva preso vita dalla penna di Michele Rech (in arte Zerocalcare) nel 2011.
La vicenda narra la storia di Zero, un ragazzo romano, disegnatore, in cerca di lavoro, il quale si ritrova spesso a conversare e ricevere consigli da un armadillo che altri non è che la sua coscienza. Le sue giornate, abbastanza monotone, sono scandite dai momenti che passa con l’amico Secco, fino a che a scombussolarle non arriva un giorno una notizia devastante: la morte di una loro compagna di scuola, Camille. I due si metteranno, quindi, in viaggio (sia fisico che mentale) alla ricerca di una risposta a questo dramma.
Il regista Emanuele Scaringi, con l’aiuto dell’autore del testo dal quale è tratta la vicenda, si avvale delle prestazioni di Simone Liberati (che interpreta Zero) e di Pietro Castellitto (Secco), figlio d’arte di Sergio Castellitto, i quali riescono a sostenere il filo conduttore della storia, l’ironia e la spensieratezza dei due giovani ragazzi romani che interpretano.
Menzione d’onore va anche a Valerio Aprea, l’armadillo protagonista della vicenda che sembra, però, quasi perdersi e disperdersi con il susseguirsi degli avvenimenti. Se inizialmente è chiaro che rappresenti la coscienza di Zero, con il quale intrattiene interessanti e costruttive conversazioni, nel momento in cui i due amici decidono di mettersi alla ricerca di determinate risposte, l’armadillo quasi scompare per poi rientrare in scena nel tentativo di far ammettere la verità al giovane ragazzo romano. “Rinunciare significa scegliere” è, infatti, una delle grandi lezioni del film (e con tutta probabilità anche del fumetto dal quale si origina).
Interessante anche il dialogo che Zero ha con un ragazzo, Blanka, che aiuta con i compiti a scuola. In realtà, nonostante il suo metodo di insegnamento e di spiegazioni risulti essere alquanto anomalo, si rivela efficace nella misura in cui riesce a trasmettere al giovanissimo delle lezioni di vita piuttosto che delle nozioni. “Bisogna distinguere tra quello che è giusto o sbagliato. Se poi quello che è giusto è legale o illegale è un’altra cosa. Quello che è giusto rimane giusto per sempre.” è uno degli insegnamenti che Zero impartisce a Blanka e che lo spettatore vede poco dopo in un dialogo tra il protagonista e una Camille molto giovane mostrati attraverso uno dei tanti flashback presenti all’interno del film che aiutano a inquadrare e capire determinati atteggiamenti e modi di fare o di pensare dei personaggi.
Insomma “La profezia dell’armadillo” è un film coraggioso che cerca di raccontare qualcosa in maniera nuova, ma che, per farlo, si perde nella semplicità e nell’assenza di una vera struttura portante in grado di sostenere in maniera omogenea l’intera vicenda, che, in alcuni frangenti, sembra quasi essere sconnessa, tanto da dare l’impressione di star vedendo una serie di episodi piuttosto che una storia unica.
Veronica Ranocchi
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