sabato, settembre 08, 2018

VENEZIA 75 - SUSPIRIA

Suspiria
di Luca Guadagnino
con Dakota Johnson, Tilda Swinton, Mia Gotz
Italia, USA 2018
genere, horror
durata, 152'



Luca Guadagnino presenta in concorso alla 75esima edizione della mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia il suo nuovo film “Suspiria” con protagoniste Dakota Johnson e Tilda
Swinton. Così come lo definisce lui stesso, “Suspiria” non è un remake dell’omonimo film del maestro
dell’horror italiano Dario Argento, ma una rivisitazione.
Se il film del 1977 oltre che un horror si può benissimo definire anche un thriller, dato il ritmo concitato dell’azione e i continui interrogativi che lo spettatore si pone, la stessa cosa non si può affermare per quanto riguarda l’opera di Guadagnino. Sin dalla lunghezza del più recente “Suspiria” (due ore e mezza) si evince un intento completamente diverso da parte del regista siciliano. L’opera di Guadagnino riprende la storyline
alla base del grande successo di Argento attuando modifiche da una parte minime dall’altra sostanziali. Sicuramente la tecnologia e i moderni metodi di miglioramento dell’immagine, del suono e degli effetti speciali sono stati un valido aiuto, ma, nonostante ciò, non hanno contribuito a rendere più spaventoso il nuovo film. Paradossalmente il film del 1977 risulta essere molto piùspaventoso soprattutto grazie ad una suspense ben congegnata e costruita dal grande maestro
dell’horror.

Nella rivisitazione la protagonista è comunque una giovane ballerina, Susie (Dakota Johnson), la
quale, per migliorare le proprie doti di danza, si sposta in una prestigiosa scuola di Berlino. Qui
conosce le sue compagne e stringe amicizia soprattutto con una di esse, Sara, mentre continua il suo impegno nella danza sotto la costante guida di Madame Blanc (Tilda Swinton). Al di là della trama, che, fatta eccezione per alcune linee base, si discosta notevolmente, soprattutto nella seconda parte, da quella originaria, anche il modo in cui avviene la narrazione è particolare e tipico di Guadagnino. Le inquadrature molto lunghe e le scene che si dilatano nel tempo sottolineano il marchio del regista più che un rimando all’opera alla quale si ispira e sembrano, in taluni frangenti, distrarre lo spettatore. La scena nella quale la giovane Olga, anch’ella ballerina presso la prestigiosa scuola di Berlino, si ritrova intrappolata in una stanza e, a poco a poco, si attorciglia su se stessa in base ai movimenti della protagonista impegnata in un attento ballo, è forse una delle più forti dell’intero film proprio a causa dell’eccessiva durata, durante la quale si vedono e si percepiscono le continue e improvvise mosse e i rumori prodotti dalle ossa spezzate contemporaneamente alla danza di Susie (che avviene in una stanza differente). Non si tratta, quindi, di una paura improvvisa, ma di un vero e proprio terrore alla vista e soprattutto all’udito di scene del genere.
Veronica Ranocchi

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