The Nun - La vocazione del male
di Corin Hardy
con Demián Bichir, Taissa Farmiga e Jonas Bloquet
USA, 2018
horror
durata, 96'
In molti lo stavano aspettando con ansia da mesi; in tanti fremevano dalla voglia di conoscere qualcosa di più sul demone Valak e sulla sua re-incarnazione in tunica nera; ma praticamente tutti non riusciranno a trovare nel film qualcosa che vada aldilà del semplice show-business.
La nuova pelliccola diretta da Corin Hardy che ha come protagonista l’inquietante suora nata del genio di James Wan (“saw-l’enigmista”, i due “insidious”, “fast and furious 7”, …) è soltanto un lontano parente di quel “The Conjuring 2” che ha tenuto incollati sulla poltrona - per lo meno durante la prima parte del film- milioni di appassionati dell’horror che finalmente avevano trovato qualcosa di diverso dall’oceano di “jump scare movies” che invade il panorama da tempo.
Chi si aspettava uno spin-off degno delle attese è rimasto profondamente deluso: “the Nun” è soltanto il frutto commerciale di un personaggio ideato bene ma che funziona in un contesto totalmente diverso da questo…un’ottima dichiarazione d’intenti lasciati in compiuta. Niente più allora indagini dei Warren o quadri inquietanti che si animano, ma solo spaventi di basso profilo e riferimenti biblici alquanto improbabili.
La storia è ambientata in Romania ed il film si apre con un misterioso suicidio in un convento di suore di clausura che tutti in città sembrano far finta di nascondere. A far luce sul mistero viene chiamato da Roma Padre Burke (Demián Bichir), esorcista dal passato misterioso che insieme alla novizia Suor Irene (Taissa Farmiga) ed al giovane contadino locale conosciuto come “il Francese” (Jonas Bloquet), tenteranno di capire cosa abbia mai portato una sorella a compiere un gesto così grave.
Se le premesse possono sembrare pertinenti o per lo meno potenzialmente interessati, il resto della pellicola è un susseguirsi continuo di scene difficilmente comprensibili e di dubbio gusto, dove spesso viene dimenticato anche quale sia il vero fine ultimo dell’opera: far conoscere allo spettatore come il demone Valak abbiamo raggiunto Lorraine e la famiglia Hodgson nel sobborgo londinese di Enfield.
E proprio il fatto di sapere già come idealmente il film potrebbe finire (in dubbio la forma. ma sicuramente non il risultato) è forse il peso che il giovane regista di “The Hallow” non riesce a reggere: un lungometraggio dalla forte eredità che avrebbe potuto far accrescere ancora di più l’aura misteriosa attorno al personaggio inquietante del demone, ma che di fatto fa mettere in secondo piano quanto di buono visto in precedenza.
L’unico momento degno di nota è forse il collegamento finale con il quale l’autore si lega e anticipa di fatto gli avvenimenti narranti in “The Conjuring 2”. Veramente insufficiente per un film che avrebbe potuto consacrare la saga dei Warren e consegnare alla storia dell’horror il loro antagonista “di punta”.
Lorenzo Governatori
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