giovedì, ottobre 16, 2014

9 FESTIVAL INTERNAZIONALE DEL FILM DI ROMA: MY ITALIAN SECRET. THE FORGOTTEN HEROES


 FESTIVAL DEL FILM DI ROMA - 1 GIORNATA
 "My italian secret. The forgotten heroes".

di: O.Jacoby.

- USA 2013 -

92'


Tra i modi per rintracciare - nella grande matassa della Storia - uno dei suoi bandoli fondamentali, la Memoria, c'è quello utilizzato da Oren Jacoby nel suo documento "My italian secret...", centrato sulle vicissitudini di coloro i quali durante il Fascismo, la Seconda Guerra Mondiale e l'occupazione nazista in Italia, si adoperarono - spesso a rischio della vita propria e di quella dei relativi congiunti - nel salvataggio di donne, uomini e bambini di religione ebraica, come sui ricordi di chi e' sopravvissuto grazie a loro.

A fungere da leva di trazione e scioglimento dei possibili fili di una vicenda così vasta e dolorosa e' nientemeno che Gino Bartali (le cui parole sono rese dalla voce roca e profonda di Roberto Loggia), singolare tipo di campione, anti-personaggio, uomo di poche parole, di comprovata fede, fermo nelle proprie convinzioni al punto da rigettare al mittente l'onda pateticamente adulatoria con cui il regime Fascista, fingendo di lodarne le virtù sportive, tentava di annettersi simbolicamente il suo trionfo al Tour de France del 1938, mentre - ed e' una prima pagina dell'epoca a ricordarcelo - promulgava le leggi razziali. Bartali - che, tra l'altro, fatto non così usuale, vinse ancora al Tour nel '48 - maturo' presto l'intendimento (la guerra era ormai alle porte) di prodigarsi per quanto gli fosse stato possibile allo scopo di arginare un orrore che - avremmo scoperto qualche tempo dopo - superava di gran lunga le peggiori aspettative. Conscio che la sua condizione di atleta celebre e assai amato gli concedeva ancora - seppur nelle ristrettezze e nei controlli imposti dalla dittatura - un certo margine di manovra, comincio', con la scusa d'impegnative sessioni di allenamento in giro per una grossa fetta del centro Italia, a fare da corriere speciale per il recapito di documenti d'identità falsi che promettevano almeno la possibilità per gli ebrei ancora rimasti sul suolo nazionale e non ancora rastrellati, di nascondersi, prima, e di tentare la carta dell'espatrio, poi.

Ne emerge, in filigrana, il ritratto di un individuo schivo quanto deciso a non arrendersi ad una evidenza terribile e in apparenza senza via di scampo. Se a ciò aggiungiamo che egli per oltre mezzo secolo poco parlo' e malvolentieri del suo ruolo negli anni più difficili - quelli successivi all'armistizio dell'8 settembre 1943, al rastrellamento, ad esempio, nel ghetto ebraico di Roma nell'ottobre di quello stesso anno, e, in generale, quelli dell'occupazione nazista in Italia - ecco che arriviamo al cuore del lavoro di Jacoby il quale, partendo appunto da Bartali, ricostruisce tutta una serie di circostanze analoghe che hanno avuto per protagonisti un numero imprecisato eppure notevole di persone comuni che non hanno esitato a giocarsi la vita per salvarne delle altre (qui il "segreto" del titolo di cui "The forgotten heroes" intende rendere testimonianza).

Il passo di una narrazione basata sull'alternanza di documenti d'epoca e resoconti di uomini e donne che hanno superato attimi atroci ma non li hanno mai dimenticati, e' reso più vivido da brevi inserti di ricostruzione di finzione che illuminano di una concretezza più plateale frammenti di eventi rievocati dalle voci di chi li ha vissuti, in un misto ancora non risolto di orrore e meraviglia, in parte mitigato dalla rassicurazione di una prossimità umana ancora possibile. E' per tale motivo, forse, che l'erede di uno di coloro che si spese per la salvezza di decine d'inermi, allo slancio di una scampata che lo definisce "eroe", risponde: "No. E' un uomo".
TFK
(voto: ***1/2)

Nessun commento: