domenica, ottobre 12, 2014

MAZE RUNNER

Maze Runner- Il labirinto
di Wes Ball
con Dylan O Brien, Kaya Scodelario
Usa, 2014
genere, fantascienza, avventura
durata, 114'

Se nel cinema hollywoodiano esistesse un decalogo di regole dedicate al mestiere del produttore cinematografico, siamo sicuri che tra queste non mancherebbe quella relativa allo sfruttamento dei filoni cinematografici. Una certezza che un film come "Maze Runner" conferma in maniera lampante per una serie di caratteristiche, produttive e di contenuti, che si rifanno con minime varianti ad una lista di titoli (solo quest'anno possiamo citare "The Divergent" e "The Giver") che a partire dal seminale "Hunger Games" sembrano aver sostituito nel cuore dei più giovani e negli incassi al botteghino la passione per il fantasy, fino a qualche tempo fa genere principe per investimenti e visibilità.
"Maze Runner" infatti altri non è che l'ennesima replica di una serie di epigoni che, sulla scia della saga tratta dai libri di Suzanne Collins, raccontano - con le forme del cinema di fantascienza e d'avventura - di mondi futuribili e possibilmente distopici, dominati da sovrastrutture, umane e artificiali, che si propongono come una versione aggiornata e corretta del grande fratello Orwelliano. Un Leviatano a cui, qui come altrove, si oppone un gruppo di giovanissimi che per ragioni sconosciute è costretto a vivere all'interno di una radura circondata da mura invalicabili, e da un labirinto popolato da crudeli creature, i pericolosi Dolenti. Privi di memoria ma rinfrancati in termini d'intrapendenza dalla fermezza di Thomas, deciso a scoprire la verità sul perchè di quella condizione, i ragazzi si troveranno invischiati in una serie di avventure e di scoperte che cambieranno per sempre la loro vita.
Tratto da una tetralogia di romanzi scritti da James Dasher, "Maze Runner" trova già nella natura "letteraria" i motivi di una serialità che il film rivela soprattutto nel falso movimento della progressione narrativa, concentra in special modo sulla ripetitiività di una serie di "prove" -da superare- che rendono il viaggio dei protagonisti simile a quello "da fermo" dei videogame, in cui ad ogni fallimento corrisponde un nuovo inizio.

Una mancanza di alternative che ormai appartiene in maniera strutturale al cinema per ragazzi, e che però "Maze Runner" riesce ad allineare ad una sobrietà generale che rispecchia tanto la messinscena, minimale nella costruzione di ambienti ridotta all'osso e spesso scarsamente illuminati, quanto nell'uso degli effetti speciali, sgargianti solo quando si tratta di sciorinare le crudeli possiblità dei guardiani del labirinto. In questo senso lo spettacolo del film risulta quasi tradizionale e quindi, pur con tutti i limiti imposti dal cinema blockbuster, piuttosto verosimile. Così, se il giudizio complessivo sull'operazione lo si potrà dare solo al termine del suo corso (la seconda parte della saga è già in fase di produzione) le premesse poste in essere da questo primo episodio, insieme ai retroscena messi in campo nelle scene finali, lasciano ben sperare.

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