Bardo, falsa cronica de unas cuantas verdades
di Alejandro G. Inarritu
con Daniel Giménez Cacho,
Griselda Siciliani, Ximena Lamadrid
Messico, 2022
genere: drammatico
durata: 174’
È tempo anche per Bardo:
falsa cronica de unas cuantas verdades di Alejandro G Inarritu di sbarcare al
Lido di Venezia per l’edizione 79 della mostra del cinema.
Con i suoi 174 minuti il
film, dal 16 dicembre su Netflix, del regista messicano mette in scena tante
tematiche, tante situazioni e tanti scenari. Forse troppi.
Silverio Gama è un
documentarista messicano, ex conduttore televisivo, che vive la sua vita
insieme alla moglie e ai tre figli. Invitato in uno show per presentare la sua
ultima opera e anticipare il fatto che verrà insignito con il più prestigioso
premio assegnato ai giornalisti, l’uomo ammutolisce e non risponde alle domande
del conduttore.
Da quel momento (in
realtà anche prima) cominciano a susseguirsi strane situazioni che mescolano continuamente
finzione e realtà.
Aveva già, in qualche
modo, provato a raccontarci la sua particolare visione del mondo Inarritu,
ancora prima di Bardo: falsa cronica de unas cuantas verdades. E lo aveva fatto
con Birdman. Allo stesso modo aveva provato a raccontare la vita messicana dal
suo punto di vista, per esempio, con Amores Perros.
Qui prova a fare un mix
tra i due (e non solo) e creare un universo ancora nuovo, ancora alternativo.
Ma mettendo fin troppa carna al fuoco.
Il sogno e la realtà
diventano un insieme unico, dove uno va a intersecarsi e a interferire con
l’altro, sia visivamente che consequenzialmente. I personaggi, in particolare
il protagonista, ma anche lo spettatore sono costretti ad aggrapparsi a dei
punti di riferimento per non cadere nella trappola della finzione. Aiutato da
un valido comparto tecnico, Inarritu con il suo Bardo spazia in continuazione
tra un luogo e un altro, tra un tempo e un altro.
Dal contrasto tra vita e
morte, al rapporto familiare e generazionale, passando per la visione del mondo
e del cinema. Sono solo alcuni dei temi affrontati dal film in questione.
Silverio non è solo un documentarista, ma è, in certi frangenti, alter ego del
regista stesso. Quando parla delle sue opere e soprattutto del suo approccio a
esse. Ma anche del modo in cui vengono recepite e comprese dal pubblico. In
tutti questi momenti è Inarritu a parlare. Si mostra al suo pubblico attraverso
un film nel film. Un film nel quale è molto facile smarrirsi.
Un cerchio che si chiude.
Sembra dirci questo Inarritu con Bardo: falsa cronica de unas cuantas verdades.
La vita di Silverio è la vita di ognuno di noi. Perché è tutto realtà e
finzione. Tutto si mescola, in un modo o in un altro. Bisogna solo bilanciare i
vari elementi.
Un po’ come in questo
film: bisogna solo trovare il giusto equilibrio.
Veronica Ranocchi
(recensione pubblicata su taxidrivers.it)
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