sabato, settembre 17, 2022

VENEZIA 79: L'ORIGINE DU MAL

L’origine du mal

di Sébastien Marnier

con Laure Calamy, Suzanne Clément, Doria Tillier

Francia, Canada, 2022

genere: drammatico, thriller

durata: 125’

Una delle piccole sorprese di questa Venezia 79 è sicuramente “L’origine du mal”. Il film è francese ed è stato presentato nella categoria Orizzonti Extra allo scorso festival del cinema. Laure Calamy è la protagonista indiscussa di un film a metà strada tra il drammatico e il thriller dove tutto rimane un mistero per gran parte del tempo.

Lo spettatore entra nella storia dal punto di vista della protagonista (Stéphane) e pensa di sapere tutto. O almeno che le cose stiano come la donna afferma. Tramite lei conosce una ricca famiglia con un’imponente villa sul mare. I membri della famiglia sono un padre che lei non ha mai conosciuto perché risposato con un’altra donna, la stessa con la quale vive al momento e condivide gli sfarzi della villa. Con loro anche due sorelle. Qui Stéphane si trova a vivere, convivere e avere a che fare con tutte le dinamiche che una famiglia, appena conosciuta, porta con sé. Con l’andare avanti della narrazione scopriamo, però, altre cose sulla sua vita come, per esempio, la sua relazione sentimentale. Ma è davvero tutto come sembra? O ci sono segreti più grandi che si nascondono tra le trame della vicenda?

Un thriller riuscito quello francese che, al posto della suspense e dell’adrenalina delle quali sono carichi i titoli appartenenti al genere, gioca sul disvelamento dei personaggi e delle loro dinamiche. Un gioco di segreti e sotterfugi che mostrano le macchinazioni dei personaggi (e di uno in particolare). E l’abilità del regista Sébastien Marnier sta proprio in questo, nel giocare con lo spettatore, “abituato” a vedere e conoscere, o almeno a pensare di conoscere, una storia che in realtà è completamente stravolta. Se vogliamo, seppur labile, si può trovare un collegamento con un film come “Il silenzio degli innocenti”, nel quale è vero che vediamo la storia dal punto di vista della giovane agente che deve investigare sul serial killer cannibale, ma al tempo stesso siamo portati a fare il tifo anche per il cattivo che ci viene dipinto non come il crudele e spietato assassino (che in realtà è), ma, grazie ad alcuni dialoghi e a un gioco di scrittura (il vero genio in questo caso è l’autore dell’omonima opera letteraria), riusciamo a scovare dell’umanità in lui.

Allo stesso modo anche “L’origine du mal” gioca su questo fattore. Stéphane è buona o cattiva? Sta allo spettatore deciderlo e decidere di “schierarsi”.

A fare da cornice al gioco di sotterfugi ci sono poi dei personaggi di contorno ben caratterizzati, forse in alcuni contesti un po’ stereotipati, ma comunque in grado di evolversi e suscitare il giusto interesse nel pubblico.

Un film e un titolo che fanno riflettere. Sia naturalmente sulla vera origine del male, sia sul male in generale. Se il susseguirsi delle vicende e la fine effettiva del film fanno pensare a una certa “origine del male”, la domanda che lo spettatore deve in realtà porsi è: cosa è male? E perché e in che modo nasce? Solo da qui si può partire per capire le dinamiche e le azioni di questo film e non solo.


Veronica Ranocchi

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