Living
di Oliver Hermanus
con Bill Nighy, Aimee Lou
Wood
UK, 2022
genere: drammatico
durata: 102’
Vivere la vita o pensare
di viverla? È questo che si domanda Living, il film fuori concorso a Venezia 79
diretto da Oliver Hermanus. Una riflessione su cosa fare per sfruttare al
meglio ogni istante della propria esistenza.
Il signor Williams è un
uomo qualunque, dedito al lavoro e alla monotonia della propria quotidianità.
Questo finché una notizia non gli sconvolge l’esistenza e non lo mette di
fronte a una visione della vita completamente diversa e inaspettata. Come inaspettato
diventa il suo comportamento e atteggiamento anche nei confronti di chi lo
circonda.
Ognuno di noi lascia
inevitabilmente ogni giorno una traccia lungo il cammino della propria
esistenza e di quella di chi gli sta intorno. E Living di Oliver Hermanus vuole
proprio dimostrare questo. Il signor Williams è in realtà tutti noi. Vive la
sua vita e la sua classica routine dando tutto (troppo) per scontato, senza
preoccuparsi degli altri e nemmeno di sé. Tanto c’è tempo, si può aspettare non
è solo il motto che utilizza quando vuole sbarazzarsi in maniera garbata di
pratiche apparentemente irrealizzabili. Diventa anche il suo mantra, convinto
di avere sempre tempo e di avere un lungo futuro davanti a sé.
Ma è davvero così?
Quello che conosciamo è
un uomo intransigente che non si piega, né a lavoro né a casa. Vedovo e quindi
abituato alla vita solitaria, nonostante la presenza del figlio e della nuora,
il signor Williams si ripiega in un silenzio assordante. Un silenzio che agli
occhi degli altri appare come uno scudo, oltre il quale non si può mai andare.
Sono pochi i personaggi che nel corso della vicenda riescono a scalfire la
rigida corazza del protagonista. Una è la giovane interpretata da Aimee Lou
Wood (volto noto della serie Netflix Sex Education). La sua energia e voglia di
vivere sono in netta contrapposizione con i modi di fare dell’anziano signor
Williams. E, infatti, è proprio lui a sottolineare di essersi infatuato
dell’atteggiamento della giovane.
Oliver Hermanus punta il
dito su una delle dicotomie più trattate: quella di vita e morte. Non solo
rappresentate visivamente dai due personaggi, ma lasciati trapelare anche dalle
parole dei vari protagonisti. Protagonisti che, con l’andare avanti della
storia, evolvono e cambiano opinioni e atteggiamenti, anche nei confronti della
vita stessa.
Il tutto condito dalla
giusta dose di british humour.
Veronica Ranocchi
(pubblicata su taxidrivers.it)
Nessun commento:
Posta un commento