Cloro
di Lamberto Sanfelice
con Sara Serraiocco, Ivan Franek, Giorgio Colangeli, Anatol Sassi, Andrea Vergoni
Italia, 2015
genere: drammatico
durata: 94'
Jenny ha 17 anni, vive a Ostia, si allena forsennatamente in piscina con l’amica Flavia in vista dei campionati italiani di nuoto sincronizzato, il suo obiettivo, il sogno, anche la sola chance di riscatto da una vita soffocata e miserabile. Dopo la morte della madre, il padre è sprofondato in una catatonia, che ormai slitta pericolosamente verso la follia, sicchè Jenny deve arrangiarsi e badare al fratellino Fabrizio.
Con il peggioramento delle condizioni del padre, la famiglia lascia Ostia per trasferirsi in una baita sulla Maiella, messa loro a disposizione dallo zio, l’unico su cui Jenny potrebbe contare, se non fosse che lui tende a sottrarsi vilmente agli impegni, influenzato anche dalla sua convivente rumena, che non vede di buon occhio l’arrivo degli indesiderati parentiQuesto film è un desolato ritratto di esistenze precarie, periferiche, marginali. Con uno sguardo compassionevole ma fermo, che potrebbe sembrare impassibilità e apatia e invece è solo pudore. È una pellicola imperfetta, irrisolta, con evidenti limiti, soprattutto nella costruzione drammaturgica e nella messa a punto dei caratteri, ma con una buona regia. Lo stile è fortemente visuale e attento alla composizione figurativa. Sanfelice centra bene le derive esistenziali, che sono poi anche sociali e antropologiche, di una certa Italia contemporanea, colpita duramente dalla crisi economica e dalla dissoluzione di un tessuto di relazioni parentali che, tradizionalmente, dalle nostre parti, ha sempre fatto da collante e da argine alle peggiori tempeste. Ma "Cloro" non cade nella tentazione di far parte di un urlato quanto vetusto cinema di denuncia e di impegno: semmai osserva, registra, pedina i suoi personaggi, costruendo intorno a loro anche una partitura visiva di somma efficacia.
Cloro decostruisce e frantuma ogni linearità narrativa, ogni successione cronologica, mescolando i piani temporali e spaziali, alternando Ostia e Maiella in una voluta confusione. La sua debolezza sta in questa precarietà narrativa, nel dare per scontati troppi passaggi che, invece, sarebbero necessari, nel richiederci troppa concentrazione e nella mancanza di sviluppi davvero avvincenti.
A reggere tutto c’è un'attrice promettente: Sara Serraiocco, la quale è in tutte le scene, vero centro e motore del film, in una performance che del personaggio di Jenny sa restituire debolezze e durezze, abbandoni e feroce determinazione, nella lotta della sua disgraziata esistenza.
Il regista, alla sua prima esperienza, ha il coraggio di un finale per niente buonista, in cui l’indispensabile egoismo di Jenny, senza il quale lei soccomberebbe, sembra prevalere. Anche questo fa di Cloro un film non comune nel panorama cinematografico italiano.
Riccardo Supino
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