Irrational Man
di Woody Allen
con Joaquin Phoenix, Emma Stone, Jamie Blackley
Usa, 2015
genere, drammatico
durata, 95'
Uguale
a se stesso più di qualsiasi altro autore contemporaneo Woody Allen ha
delegato allo schermo il compito di mettere a
nudo le proprie ossessioni. Da qui la preoccupazione per l’umore del
talentuoso ottuagenario che dopo il romanticismo cosmopolita di “Magic
in the Moonlight” torna a incupirsi con un film, “Irrational Man” che
soprattutto nella forma si collega a quella fetta
sempre più consistente di opere – l’ultima delle quali “Blue Jasmine”
ha fatto vincere l’oscar a Cate Blanchett – in cui a farla da padrone è
la parte più oscura e pessimista del regista newyorkese. Il quale per il
suo ultimo film è capace di ingaggiare un
attore maledetto come Joaquin Phoenix e di assegnarli la parte
di Abe Lucas, il professore di filosofia protagonista della storia che,
deluso dagli ideali della propria giovinezza e frustrato dal fatto di
non riuscire più a scrivere, oltrepassa il punto
di non ritorno con una scelta tanto drammatica quanto risolutiva.
Evitando per ovvi motivi di entrare nei dettagli di una trama che per
più di una ragione non mancherà di riservare sorprese, soprattutto per
quanto riguarda il suo inaspettato epilogo, va detto
che “Irrational Man” pur concentrandosi sulla personalità del
disturbato protagonista dimostra il proprio eclettismo inventando una
controparte femminile – Jill Pollard interpretata da Emma Stone – che
come spesso succede nei film di Allen è il risultato di
una serie di contraddizioni femminili destinate a mandare il tilt l’universo
maschile, qui rappresentato da una coppia di uomini che oltre al
nevrotico professore di cui la ragazza si innamora prevede anche un
premuroso e asservito fidanzato (Jamie
Blackley) pronto ad assecondare gli estri della frivola ragazza.
Con la scelta di ambientare la storia in un luogo – il
campus universitario – che isolando i personaggi dal resto del
mondo rispecchia sul piano dei contenuti la volontà di Allen di
equiparare l’autoreferenzialità dell’istituto di formazione con quella
di Abe, che parla per interposta persona, parafrasando
le parole di filosofi e pensatori (da Heidegger a Dostoevskij senza
dimenticare gli esistenzialisti) “Irrational Man” riesce a creare una
cornice fuori dal tempo capace di contenere tutto e il contrario di
tutto. E quindi ad essere allo stesso tempo una
crime story realizzata secondo le regole del cinema noir, presente
a partire dalla struttura narrativa organizzata intorno alla voce over
di Jill che racconta i fatti in prospettiva e che dal punto di vista
drammaturgico prevede un crescendo di
tensione legata all’ineluttabilità del destino riservato ai
personaggi.
E, dall’altra parte, di contenere la casualità e gli
arrovellamenti tipicamente alleniani, questa volta più di altre
accompagnati da citazioni che prendono in considerazione in
rispettivamente
“Un’altra donna” ripreso nella sequenza in cui Abe e Jill ascoltano la
conversazione della donna di cui Abe decide di diventare il
salvatore, e “Match Point” menzionato nell’espediente che
permette al regista di chiudere il film confermando la supremazia del
caso su ogni tipo di iniziativa umana. Anche se in alcuni passaggi
l’intreccio e i dialoghi perdono un po’ di ritmo “Irrational
Man” è sublime nella maniera in cui riesce a far sembrare semplici le
cose difficili e a giocare con i massimi sistemi come noi europei non
riusciamo proprio a fare.
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