Star Wars: The Force Awakens
di J. J. Abran
con Harrison Ford, Carrie Fisher, Mark Hamill, Anthony Daniels
USA, 2015
genere, fantascienza
Durata: 136'
Luke
Skywalker è scomparso. La mappa con il luogo in cui si è nascosto
suscita l'attenzione di Primo Ordine, organizzazione paramilitare che si
richiama all'Impero Galattico cercando di restaurarne l'autorità, e
della Resistenza, gruppo di repubblicani decisi a contrastare
l'autoritarismo di Primo Ordine. Quando Kylo Ren, malvagia pantomima di
Darth Vader, scopre che la mappa si trova all'interno di un droide, si
scatena una caccia all'uomo senza tregua, che coinvolgerà Finn, uno
Stormtrooper che ha deciso di non uccidere, e Rey, una ragazza che vive
rivendendo cianfrusaglie recuperate da astronavi.
Dopo
32 anni la saga di Star Wars ha un seguito. Transitata dalle mani di
George Lucas a quelle della Disney, la serie viene affidata a J.J.
Abrams, creatore di "Lost", già dimostratosi capace di rivitalizzare
"Star Trek".
Abrams
non tenta di riprendere e rimodernare un'epica, non compie la rischiosa
operazione di attualizzare la storia. Preferisce dichiarare
immediatamente la resa di fronte a un mito impossibile da scalfire, che
si può solo emulare. Il romanzo di iniziazione di un nuovo gruppo di
eroi, catapultati in un'avventura più grande di loro, non può quindi che
ripercorrere la struttura narrativa e gli stilemi dell'episodio
originale, "Star Wars IV - Una nuova speranza", di cui "Il risveglio
della Forza" pare un remake, più che un sequel. Così facendo Abrams
attribuisce a Lucas la valenza di classico che non si può riscrivere, al
pari di Shakespeare o Omero, e insieme accontenta i fan e prepara il
terreno per un'invasione mediatico-commerciale su vasta scala.
Calcolare
ogni mossa e rispettare l'esigenza di tutti è un processo troppo
complesso per risultare privo di conseguenze: a farne le spese è il lato
emozionale. La vertigine che si prova di fronte all'introduzione
all'episodio o alla prima comparsa degli eroi della trilogia originale è
inevitabile, ma, eccezion fatta per quei momenti, "Il risveglio della
Forza" coinvolge ma non emoziona. Benché le vicende quasi ricalchino
quelle di "Star Wars IV", lo spirito che le infonde pare lontano
dall'ingenuità contagiosa da space opera che animava il capostipite.
Un distacco brutale, che porta con sé qualcosa di positivo, a partire dalla crudeltà e dal verismo di sequenze belliche lontanissime dalla tradizione della saga. Gli assalti del Primo Ordine e i loro efferati delitti sono vissuti dalla parte di chi è vittima di un bombardamento o di un'invasione, di chi subisce gli effetti di un disprezzo raro per la vita umana. Quella empietà che prima era molto teatrale, troppo fantastica per suscitare inquietudine, qui per la prima volta si traduce in violenza genocida effettivamente percepibile.
Tra
i molti, spesso inconsistenti, personaggi introdotti da Abrams, prevale
la figura ambivalente di Kylo Ren: terrificante, tragica, patetica. Una
maschera nera che rivela ben presto la sua natura di mera emulazione,
trasfigurazione di un ipotetico fan della saga catapultato nel suo
stesso mondo di fantasia e incapace di mantenere il giusto equilibrio.
Difficile dire se Abrams e lo sceneggiatore Lawrence Kasdan avessero in
mente la deriva dell'ossessione nerd di fronte a un potere smisurato o
una riflessione più sottile sulla rilettura degli archetipi e sulla
ripetizione dei medesimi errori, ma l'incastro tra Kylo e la natura
speculare di "Il risveglio della Forza" rispetto a "Una nuova speranza"
funziona.
"Il risveglio della Forza" è il trionfo di un cinema contemporaneo nella sostanza, non soltanto nello sviluppo tecnologico.
Riccardo Supino
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