Ainda Estou Aqui (I’m still here)
di
Walter Salles
con
Fernanda Torres, Selton Mello, Fernanda Montenegro
Brasile,
Francia, 2024
genere:
storico, drammatico
durata:
135’
La
questione dei desaparecidos è una di quelle su cui il cinema internazionale, ma
anche italiano (ricordiamo il dittico del nostro Marco Bechis), non smette di
ritornare, talmente traumatica è stata la scoperta dei metodi utilizzati dalle
dittature sudamericane per eliminare i suoi oppositori interni. L’interesse è
stato così ricorrente da dare vita a una vera e propria filmografia su un tema
che deve stare particolarmente a cuore al direttore della Mostra se è vero che
dopo "Argentina, 1985",
dedicato alla figura del pubblico ministero argentino incaricato di
istruire il processo contro i responsabili degli eccidi compiuti dal regime
militare argentino, Alberto Barbera e la sua squadra hanno fatto il bis
inserendo ancora una volta nel concorso ufficiale un’altra storia di ordinaria
persecuzione, quella messa a punto negli anni Settanta dal regime brasiliano
nei confronti dell’ex deputato Marcelo Rubens Pavia, colpevole di aver aiutato
a mantenere i contatti tra i perseguitati e le loro famiglie e per questo
finito nella lista delle persone scomparse dopo essere state arrestate dagli
agenti governativi.
Attraverso
la storia di Pavia "I’m Still Here" ("Ainda Estou Aqui") di
Walter Salles racconta la questione dei desaparecidos da un’ottica meno
conosciuta di quelle occorse in Argentina e in Cile ma ugualmente feroce e
metodica nel portare a compimento la sistematica eliminazione delle sue
vittime. Nel farlo Salles sceglie il punto di vista più congeniale a se stesso
e alla Storia dei fatti, un po' perchè agli appassionati non sarà sfuggita la
similitudine tra la Dora di "Central do Brasil" e la Eunice Pavia di
"I’m Still Here", madri coraggio di cui il cinema del regista
brasiliano dimostra di essere particolarmente a suo agio (peraltro Fernanda
Montenegro compare nell’ultima scena del film), con Fernanda Torres destinata a
figurare tra le attrici da battere nella stagione dei premi; un po' perchè
scegliendo di raccontare la tragedia attraverso un punto di vista femminile,
che non è soltanto quello della madre, ma anche delle figlie della vittima
Salles, riesce a leggerne la dimensione ancestrale, raccontando il fardello
innanzitutto psicologico delle madri che ebbero la responsabilità di continuare
a reclamare il ritorno a casa dei propri cari e allo stesso tempo di tenere
unite le proprie famiglie. Una caratteristica, quella di una prospettiva
femminile, che unita ai richiami alla storia oggi, ancora una volta scossa dal
pericolo del rigurgito fascista, fa del film di Salles un’opera quanto mai
attuale, destinata com’è a toccare i cuori per le analogie con i pericoli del
tempo presente.
L’importanza
dell’argomento è valorizzato da una regia che nel corso degli anni (e delle
produzioni americane) ha consolidato la capacità di convogliare le sue
riflessioni in una cinematografia popolare in cui emozioni e sentimenti vanno
di pari passo con la narrazione mainstream e con una forma che fa suoi i codici
della produzione indie promossa dal Sundance Film Festival, rintracciabile
nella mescolanza tra racconto classico e stile indipendente, nella libertà dei
formati (il frequente ricorso agli home movies), nella desaturazione delle
scelte fotografiche e soprattutto nel modo in cui le forme del documentario
intervengono sulla natura delle immagini per rafforzarne il contenuto di
realtà.
Che
poi nel farlo Salles costruisca un ritratto di famiglia borghese, quella dei
protagonisti, capace di introiettare senza alcuna contraddizione la retorica
dei miti artistici, politici e sociali della cultura europea sessantottina,
trova risposta nella necessità di una condanna resa ancora più forte dal senso
di giustizia che emerge nel momento in cui la violenza nei confronti della
nostra famiglia equivale a quella portata avanti nei confronti dei valori di
chi si oppone a qualsiasi tipo di fascismo.
Presentato in concorso all’81 Mostra Internazionale D’Arte Cinematografica
"I’m Still Here" vede Walter Salles e Fernanda Torres entrare di
diritto nella lista dei candidati a uno dei premi maggiori.
Carlo Cerofolini
(recensione già pubblicata su ondacinema.it)
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