Joker: Folie à deux
di
Todd Philips
con
Joaquin Phoenix, Lady Gaga, Zazie Beetz
USA,
2024
genere:
drammatico, thriller, musicale
durata:
138’
Di
solito ci piace far discendere le nostre analisi affidandoci esclusivamente
alla capacità di filmare il senso della storia. Nel caso di "Joker: Folie
à Deux" vale la pena fare un'eccezione perché, seppur in parte intuibile
per la natura dei protagonisti, non solo di Arthur Fleck ma della new
entry Harleen Quinzel (Lady Gaga), che in termini di follia non è da
meno del suo innamorato, giova specificare che il termine folie à deux, oltre
al significato più evidente, relativo alle affinità di cuore e di vedute tra
lui e lei, rimanda alla scoperta di due psichiatri francesi dello scorso secolo
rispetto alla trasmissibilità della sindrome psicotica da un individuo
all'altro.
Alla
luce di questo, il senso del nuovo lungometraggio di Todd Phillips denuncia da
subito la volontà di disfarsi dell'ambiguità narrativa del precedente
"Joker", indicando allo spettatore la direzione a cui guardare per
decriptare i significati di un film che, come abbiamo imparato, si fa fatica ad
associare agli altri superhero movies. Nonostante in superficie "Joker:
Folie à Deux" appaia a prima vista come la storia di un amore impossibile
inteso nel senso più classico della parola, per la forza persuasiva del colpo
di fulmine che fa scattare la scintilla tra Arthur e Harleen, - entrambi
detenuti nel famigerato (per chi conosce le storie di Batman e soci) Arkham
Asylum - in realtà, è soprattutto la diagnosi certificata della strisciante
follia che attraversa come un virus la nostra società a caratterizzare la
lettura più profonda dei fatti che muovono la
storia mostrandone la comunanza
della patologia.
"Joker:
Folie à Deux" ne verifica di continuo la virulenza mostrandone appena
possibile le prove e dunque cospargendo il film di un'alienazione che colpisce
a destra e a manca trovando la propria apoteosi nella scena conclusiva - che
non sveliamo per non togliere allo spettatore la sorpresa di vederla al cinema
-, quella che, oltre decretarne il punto di non ritorno di una malattia
irreversibile, apre nuovi scenari per quanto riguarda il personaggio
interpretato da Joaquin Phoenix.
Una schizofrenia che
Phillips trasmette creando una dialettica tra temi contrapposti come realtà e
immaginazione, verità e finzione, perdono e redenzione, odio e amore e facendo
della varietà dei generi una sorta di cartina di tornasole dell'instabilità psichiatrica
del duo per il fatto di presentarsi dapprima come un prison movie (ambientato
all'interno della prigione in cui il protagonista è detenuto), per poi
continuare come fosse un legal thriller (la trama è incentrata
sul processo al Joker per i delitti commessi nel precedente episodio) e ancora
puntellando l'impalcatura narrativa con esibizioni canore e danzanti
(giustificate dalla presenza di Lady Gaga) chiamate a costituire l'elemento spettacolare
del film, ovvero quell'intrattenimento più volte menzionato in "That's
Entertainment" (tratta da "The Band Wagon", 1953) una delle
canzoni più famose presenti nella colonna sonora del film.
Detto questo "Joker: Folie à Deux" continua a ragionare sulla società
dello spettacolo portando agli estremi il pensiero già enunciato nel primo
perché, se in "Joker" il debordante potere delle immagini dava il là
al sollevamento di popolo capace di fare della morte in diretta (l'uccisione
del presentatore televisivo Murray Franklin) la ragione di una leadership,
destinata in un attimo a creare milioni di proseliti, il secondo capitolo ne
presenta il conto, affermando l'impossibilità del Joker, come di noi altri, di
uscire fuori dalla propria immagine, soprattutto se quest'ultima è entrata
nell'immaginario comune attraverso la forza persuasiva e distorsiva della
televisione, il medium che il regista sceglie in rappresentanza dei vari social
network chiamati a dettare le dinamiche delle nuove relazioni sociali.
Uno scarto di significato
che fa il paio con lo status del personaggio sul quale Phillips lavora per
continuare a operare la demitizzazione del super eroe (anche se qui si
tratterebbe di un super villain), nel cui profilo il conflitto tra identità e
maschera diventa il contrappasso destinato a decretare l'impossibilità di
uscire dal proprio personaggio a meno di non essere pronto a pagare la rottura
del patto con i suoi sostenitori.
Peccato che nel farlo "Joker: Folie à Deux" si dimostri a corto di
idee rispetto al capostipite, del quale in parte ripete alcune trovate,
in parte ne aggiunge altre, come gli inserti di musical -
pensati per marcare la diversità del film - i quali, sulle note di un
repertorio non originale, vengono proposti come espressione dell'amore di
Arthur per Harleen, risultando quasi sempre estemporanei e fini a sé stessi (ci
riferiamo soprattutto ai duetti tra i due amanti), dando l'impressione di non
contribuire allo sviluppo della trama. Forte del successo del film precedente
Todd Phillips non arretra di un millimetro in termini di coraggio spingendo il
film verso "lidi" mai praticati da un blockbuster. Interessante sarà
conoscerne gli esiti per capire se il pubblico continuerà a sostenerne le idee,
non ultima quella di spingere due star come Joaquin Phoenix e Lady Gaga verso
punte di antidivismo da cui entrambi escono comunque vincenti. In concorso all'81esima
Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica "Joker: Folie à Deux"
difficilmente ripeterà l'exploit fatto segnare nella precedente
apparizione.
Carlo Cerofolini
(recensione pubblicata su ondacinema.it)
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