giovedì, novembre 19, 2015

GLI ULTIMI SARANNO GLI ULTIMI

Gli ultimi saranno gli ultimi
di Massimiliano Bruno
con Paola Cortellesi, Alessandro Gassman, Fabrizio Bentivoglio
Italia, 2015
genere, commedia
durata, 103'



Luciana vive ad Anguillara, in provincia di Roma, lavora in fabbrica ed è sposata con Stefano, disoccupato cronico pieno di idee multimilionarie ma refrattario all'idea di stare sotto padrone. Da tempo desiderano un figlio che non arriva: quando, finalmente, il loro sogno si avvera, il datore di lavoro di Luciana si rifiuta di rinnovarle il contratto a tempo determinato, vista la gravidanza in corso. Antonio è un poliziotto veneto trasferito ad Anguillara con disonore e accolto con scherno dai colleghi. Il suo è un percorso di espiazione costellato dalle punizioni del capo e le mortificazioni dei compagni di pattuglia. Scritto e diretto da Massimiliano Bruno, Gli ultimi saranno ultimi nasce come pièce teatrale ma nella trasposizione cinematografica si sposta dal Piemonte al Lazio, allargando lo spazio a molti caratteri riconoscibili: gli amici, i vicini, la poliziotta goffa e sfortunata, la guardia giurata affettuosa, l'apprendista ambiziosa. Ognuno brilla grazie a una scrittura precisa e credibile e all'interpretazione esatta ed empatica di un cast di ottimi caratteristi: Maria Di Biase, gli amici Silvia Salvatori, Emanuela Fanelli, Giorgio Caputo e Marco Giuliani. Bravissimi anche Diego Ribon nei panni di un sindacalista, Duccio Camerini padrone di casa e Francesco Acquaroli padrone delle ferriere, Ariella Reggio mamma di Antonio.

Paola Cortellesi (Luciana) è perfetta: tenera, stressata, commovente, buffa, patetica. Le tiene testa uno straordinario Alessandro Gassmann (il marito Stefano) che dà prova inconfutabile, con apparente leggerezza, della sua raggiunta maturità d'attore e della sua capacità, condizione necessaria per la commedia all'italiana, di essere insieme gaglioffo e gagliardo. Fabrizio Bentivoglio si cala con difficoltà nei gesti e nell'accento del poliziotto Antonio, ma rende bene la gravità del personaggio. Accanto a loro, Stefano Fresi e Ilaria Spada lasciano il segno e Irma Carolina di Monte interpreta con precisione quello che, forse, si può definire il personaggio più originale del film. Vale la pena dettagliare il lavoro degli attori perché la regia è completamente al loro servizio: ne segue i movimenti interiori ed esteriori, resta loro addosso.


Gli ultimi saranno ultimi racconta con umorismo e levità, che nascondono una forte partecipazione, le vicende di un gruppo di italiani del presente, stretti fra la crisi e la necessità di negarla, strozzati dalla paura e la vergogna, sempre più limitati nelle loro possibilità e nei loro margini di scelta. Persone che non riescono più a vedere ciò che sta davanti ai loro occhi, che prendono derive deleterie senza nemmeno rendersene conto, che vedono la loro dignità costantemente sotto attacco e tentano di difenderla come possono. Persone stanche, che smettono di essere ragionevoli. Bruni le racconta con delicatezza, sempre evitando le esagerazioni. Senza limitazioni, però, sottolinea un concetto già noto agli antichi romani: homo sine pecunia est imago mortis, l'essere umano senza soldi è l'immagine della morte e, in quanto tale, tutti lo evitano. Massimiliano Bruno torna con il suo cinema corale, varcando la soglia della satira politica, come già aveva fatto in Nessuno mi può giudicare, ma in maniera molto più decisa: di quella pellicola riprende la riflessione sul lavoro, invertendo le occorrenze drammaturgiche. La commedia, intesa come territorio di confine tra generi, è ancora il motore che gli consente di oltrepassare i bordi, modulando spesso i toni in direzioni opposte e contrastanti.


È interessante il modo in cui Bruno riproponga coerentemente gli elementi di un racconto che attraversa tutti i suoi film con un vero e proprio processo di disseminazione, non solo attraverso i rimandi giocosi, ma nell’impiego di alcuni frammenti narrativi reinterpretati da diverse angolature, mettendo al centro il lavoro, la famiglia, le relazioni e le antinomie della vita. Gli ultimi saranno ultimi riassume tutta la filmografia precedente, con una maggiore introspezione psicologica dei personaggi e abitando quel confine che consente di trasformare le situazioni della commedia nell’innesco della tragedia: è sufficiente un lieve slittamento di senso o uno scambio semantico per imboccare la deriva della gag o "il riflesso del tragico antico nel mondo moderno", per dirla con Kierkegaard.
Riccardo Supino

1 commento:

Patalice ha detto...

l'ho visto trovandolo un film molto intelligente, esagerato in certe sue parti, ma non per questo fuori luogo, mai e mai e mai... in nessunisima sua parte.
la Cortellesi è immensa in questo ruolo, perfetta, si cala in modo divino in una parte che pare disegnata per un talento altissimo, e che viene definita e tratteggiata alla perfezione in un personalino che era comico di Gialappas... ah però!