Cemetery
of a splendour
di Apichatpong Weerasethakul
con Jenjira Pongpes, Banlop Lomnoi
Thailandia, UK, Germania 2015
genere, drammatico,
durata, 115’
Ambientato in una piccola realtà della Thailandia, “Cemetery
of splendour” racconta di un gruppo di soldati che, colpiti da una non ben
definibile malattia del sonno, vengono ricoverati in una scuola elementare
abbandonata allestita a mo’ di ospedale. Jenjira Widnes si offrirà volontaria
nel prendersi cura dei militari, in particolar modo del giovane Itta, che non
ha mai ricevuto visite né da parenti né da chicchessia.
Nonostante a volte la sceneggiatura pecchi di didascalismi
accentuati e di incostanze ritmiche sparse, l’effetto di straniamento tende a
funzionare, specie quando ci si immedesima nei volteggi onirici della
protagonista. A convincere, in particolare, è l’estremo uso di un approccio visivo
tipicamente orientale – inquadrature fisse curatissime nei dettagli; il
continuo soffermarsi sugli oggetti; ancora, il cadenzato utilizzo dei silenzi narrativi – che va a
contrapporsi con l’occidentalizzazione – al contempo invadente ma desiderata –
che impietosa profana una cultura – luce dell’est
– che ha ritualizzato la sacralità dell’esistenza. Chissà se i re
sotterranei di cui si narra – nell’altro regno della morte (vedi T.S.
Elliot) – non stiano combattendo un’infinita guerra contro il sogno dell’oggetto.
Antonio Romagnoli
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