Paulina
di Santiago Mitre
Drammatico
con Dolores Fonzi, Oscar Martinez
Argentina, Brasile, Francia 2015
durata, 103'
Rifuggire
dallo stereotipo e dalla conseguente componente macchiettistica che da
esso deriva diventa una necessità dal momento in cui bisogna andare a
delineare i binari psicologici e/o ideologici sui quali si muoveranno i
personaggi. Procedimento, questo, estraneo a buona parte del peggior
cinema "all'italiana" e che invece sembra essere svolto molto
accuratamente da Santiago Mitre nel suo "Paulina", come già si può
intuire dal dialogo di apertura che avviene tra la protagonista -
giovane e brillante avvocatessa che vuole abbandonare Buenos Aires per
tornare nel paese natio a fare la maestra in un quartiere povero - ed il
padre - giudice che la figlia definirà a più riprese
finto-progressista/ reazionario/classista -.
La
volontà di potenza della protagonista diventa la chiave di volta che
regge interamente il discorso drammaturgico prima - con una
sceneggiatura che evita "l'ovvio" proprio grazie alla caratterizzazione
ed alle scelte del personaggio, splendidamente interpretato da Dolores
Fonzi - e quello visivo poi, con la camera sempre incentrata a cogliere
il mutare fisiognomico della protagonista.
Così
come Woody Allen aveva affidato l'intero peso del film sulle spalle di
Cate Blanchett - nel caso di "Blue Jasmine" il risultato era stato però
meno esaltante - anche Mitre sembra aver composto un film
"personaggiocentrico", sensazione confermata ulteriormente dal
lunghissimo piano-sequenza, con l'inquadratura stretta sul volto di
Paulina, che accompagna i titoli di coda.
Antonio Romagnoli
Nessun commento:
Posta un commento