Ricomincio da tre
di Massimo Troisi
con Massimo Troisi, Lello Arena, Fiorenza Marchegiani, Marco Messeri, Renato Scarpa, Laura Nucci
Italia, 1981, di nuovo al cinema, restaurato, 23-24 novembre 2015
genere: commedia
durata: 110'
Il
giovane Gaetano vive a San Gregorio a Cremano insieme alla famiglia e
alle amicizie di sempre. Quando capisce che anche per lui è arrivato il
momento di cambiare aria, decide di fare le valigie e trasferirsi presso
la zia a Firenze. Qui incontra Marta, giovane infermiera col pallino
della scrittura, per la quale nasce un interesse ricambiato. A
movimentare le sue giornate si uniscono un parroco intimo della zia,
Frankie, e il suo vecchio amico Lello, che lo raggiunge in città.
Ricomincio da tre è
tornato sul grande schermo, nella versione restaurata dal Centro
sperimentale di Cinematografia e distribuita in sala da Microcinema, il
23 e 24 novembre.
Dopo
più di un trentennio la voce di Lello che chiama a squarciagola Gaetano
torna tra i palazzi puntellati della Napoli terremotata dagli anni '80.
Questa
pellicola ha segnato la carriera di Troisi e la storia della comicità
napoletana, sempre più lontana dalla commedia dell'arte, con lui più
vicina ai tormenti innescati dalla vita cittadina e dal rapporto tra i
sessi, stravolto dall'emancipazione della donne. Con lo sguardo attento
alla società italiana post-sessantottina e l'intento di stravolgere
luoghi comuni, Troisi scrive, interpreta e dirige una storia personale,
ricca di nevrotici da Istituto di igiene mentale e relazioni complesse,
come quella che il timido e ingenuo ragazzo del sud instaura con
l'emancipata e intraprendente Marta.
Dando
voce alle paure degli uomini e alla forza delle donne, con la sua
poetica popolare e la verve partenopea che si spinge ben oltre il
dialetto e la mimica capace di improvvisazioni dirompenti, elevandosi
oltre le risa, il regista guadagna fama e popolarità, con il
sorprendente esordio della Factory Film.
Fulvio
Lucisano, produttore insieme a Mauro Berardi, vide Massimo Troisi al
Teatro Tenda e se ne innamorò al punto da convincerlo a curare la regia
del film, che l'attore napoletano voleva affidare a terzi, e da
garantire egli stesso il guadagno alle sale nel caso di mancato incasso.
Era una scommessa. Troisi all'epoca era già noto al grande pubblico
grazie al trio comico La Smorfia - insieme a Lello Arena e Enzo Decaro -
che si era fatto strada in televisione grazie a varietà come Non Stop,
tra il '77 e il '79, e Luna Park, ancora nel '79. Come sempre per chi
passa dalla formula breve del cabaret a quella del lungometraggio, il
rischio era che gli sketch non funzionassero con altrettanta efficacia.
Inoltre bisognava vincere quello scetticismo secondo cui il linguaggio
di Troisi, così prossimo all'idioma napoletano, non venisse
adeguatamente compreso e apprezzato a nord di Roma. Il pericolo venne
evitato ricorrendo all'espediente di ripetere più volte le battute, il
che funzionò bene anche come motore dell'elemento comico. Infine il film
venne portato nelle sale e la sfida fu vinta. Girato in sei settimane,
tra Napoli e Firenze, e costato 450 milioni di lire, Ricomincio da tre incassò 14 miliardi, ottenendo un successo senza precedenti e battendo al botteghino italiano persino Star Wars: Episodio V - L'Impero colpisce ancora. Vinse
due David di Donatello, quattro Nastri d'argento e una decina di altri
riconoscimenti, mise d'accordo critica e pubblico e diede nuova linfa
alla commedia italiana che in quegli anni viveva un periodo di stallo.
Nonostante
l'assistenza alla regia di Umberto Angelucci, già aiuto regista per
Pasolini e Petri, il film risente di una certa povertà drammaturgica e
di messa in scena, i personaggi non fuggono la macchietta e i tempi sono
quelli del teatro e non ancora del cinema. L'originalità del primattore
tuttavia era tanta e tale da distogliere l'attenzione sulle debolezze
del suo linguaggio cinematografico. Come già nella Smorfia,
Troisi continua nell'opera di scardinamento degli stereotipi che
gravavano sulla cultura partenopea offrendosi come rappresentante di
quella Napoli portata alla ribalta dal teatro di Annibale Ruccello,
dalla Nuova Compagnia di Canto Popolare e dagli altri che contribuirono
in modo filologico a quest'opera di rinnovamento.
Il film segna anche l'inizio di un sodalizio artistico con Pino Daniele che, qui e in altre occasioni (Le vie del signore sono finite, Pensavo fosse amore invece era un calesse),
si fa interprete di quella vena malinconica che sempre in Troisi fa da
controcanto alla risata, dando alla sua comicità un segno inedito.
Morando Morandini parla di «fantasia nevronapoletana e invenzioni
seicentesche», Gian Piero Brunetta di «felice intergamia del Pulcinella
con la maschera del Pierrot lunare». Come poeta era troppo indolente per
non vedere il comico e come comico era troppo indolente per lasciar
vincere la risata. La sua resta una comicità umile, ispirata e
proletaria, che si rifugia nel surreale come via di fuga da una realtà
che ha attraversato quasi senza toccare, ma profondamente toccandoci.
Riccardo Supino
Nessun commento:
Posta un commento