A simple goodbye
di Degena Yun
con Men Tu, Liya Ai,
Yingerile Ba, Degena Yun
Cina 2015
genere, drammatico
durata, 100'
Il trovarsi di fronte alla morte ed il conseguente
superamento di essa è un argomento che ha raggiunto tra i picchi più alti nella
letteratura – si pensi al Nick Belane del “Pulp” di Bukowski – nella pittura –
si veda ad esempio l’ultimo autoritratto di Frida Kahlo – così come nel cinema.
In quest’ottica il protagonista di “A simple goodbye”, ex-regista malato di
cancro ai polmoni, si muove tra disillusione personale e non-detti con chi lo circonda – una ex moglie isterica, una figlia
confusa sul proprio presente e sul proprio futuro, una sorella ossessivamente
superstiziosa e una madre fin troppo accondiscendente – ritrovandosi ad essere
l’unico – o perlomeno il primo – ad aver
accettato (e qui l’accettazione equivale al superamento cui facevamo cenno
sopra) la propria fine.
Con una camera quasi sempre fissa sui totali, come a ritrarre le situazioni in cui il personaggio
principale si ritrova e dalle quali vorrebbe sempre di più distaccarsi, la
regia riesce a restituire pienamente l’elaborazione anticipata del lutto cui
tutti i caratteri in scena – altissimo il livello della recitazione – sono
costretti. Si tratterebbe di un’opera pressoché perfetta se non fosse per l’epilogo
che, fungendo da memoriale della regista in ricordo del padre, tradisce in
parte le premesse che rendono comunque “A simple goodbye” un prodotto di
altissimo livello.
Antonio Romagnoli
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