mercoledì, gennaio 10, 2024

IL RAGAZZO E L'AIRONE

Il ragazzo e l’airone

di Hayao Miyazaki

Giappone, 2023

genere: animazione, fantastico

durata: 124’

Una favola. L’ennesima favola di Hayao Miyazaki.

Anche a 83 anni il regista giapponese, fondatore dello studio Ghibli, continua a impressionare e affascinare il suo pubblico. Stavolta con una storia semplice e complessa al tempo stesso.

Nella Tokyo del 1943 assistiamo, attraverso immagini e richiami alla Guerra del Pacifico. In quel periodo il dodicenne Mahito Maki perde la madre durante l’incendio di un ospedale. L’anno successivo il padre del ragazzo si risposa con Natsuko e si trasferisce in campagna, nella tenuta della donna anche per allontanarsi dalla guerra. Qui Mahito fa fatica ad ambientarsi e soffre per questo nuovo legame tra il padre e la donna, in dolce attesa. Tutto cambia quando, un giorno, decide di inseguire un misterioso airone che lo porta vicino alle rovine di una torre abbandonata che, in seguito ad altre vicissitudini, lo farà entrare in contatto con un mondo e con persone in grado di aiutarlo a guardare la realtà da un’altra prospettiva.

Cercare di spiegare il film di Miyazaki non è semplice, senza contare che troppe informazioni andrebbero a intaccare la poesia (visiva e non) del maestro dell’animazione giapponese che ognuno, invece, dovrebbe leggere e interpretare come meglio crede.

Se da una parte le simbologie e le metafore sono, ancora una volta, la base dalla quale partire, dall’altra parte “Il ragazzo e l’airone” si può definire come il titolo forse più autobiografico in assoluto tra quelli realizzati nel corso degli anni da uno dei fondatori dello Studio Ghibli.

La guerra, che anche l’autore ha vissuto, è il perno attorno al quale ruota la vicenda. Una guerra che Miyazaki mostra, cercando di nasconderla, o meglio di trasformarla e riadattarla in chiave più magica. E poi la possibilità di fuggire, ma non soltanto fisicamente, anche metaforicamente, per rifugiarsi in un luogo che, anche se irreale, è l’unico in grado di accogliere chiunque senza chiedere niente in cambio, senza incutere terrore e senza che paura, distruzione e morte possano avvicinarsi.

Accompagnato dall’airone cenerino, per i giapponesi simbolo portafortuna e di longevità, Mahito affronterà un viaggio ben più grande di lui e delle sue aspettative.

Una mescolanza di colori, personaggi e sfumature che si intersecano tra loro così come si intrecciano mondo reale e mondo fantastico.

C’è un solo elemento a unire i due mondi e Mahito, come il più classico degli eroi, è l’unico a poterlo attraversare superando ostacoli che lo forgeranno e lo aiuteranno a capire sé stesso e ciò che lo circonda. Con l’energia e la tenacia che lo caratterizzano, il giovane dimostra di essere all’altezza del ruolo di rappresentante perfetto all’interno sia di un mondo terreno che di un mondo ultraterreno. Perché di mondo ultraterreno si parla quando, insieme a lui, anche lo spettatore si immerge in una realtà altra, anche rispetto al film stesso già di per sé magico. Un mondo che ha richiami più o meno evidenti con vari elementi. Uno su tutti il parallelismo con la “Divina Commedia”. Da Kiriko nei panni di un Virgilio con il compito di proteggere e soprattutto guidare Mahito al culmine del suo viaggio, al Re Parrocchetto che, invece, sembra avere le sembianze di Caronte, traghettatore di vere e proprie anime alla ricerca del proprio posto nel mondo.

Ma sono anche tante altre le chiavi di lettura di un film che viaggia su piani diversi e presenta tanti richiami e tanti modi di vedere una stessa cosa.

“E voi come vivrete?” è il titolo del libro che Mahito ritrova improvvisamente e che forse era appartenuto alla madre che avrebbe voluto mostrarlo al figlio da grande, ma è anche una domanda che lo stesso Miyazaki sembra fare al suo pubblico e a sé stesso. Una domanda tutt’altro che semplice come tutt’altro che semplice è l’opera del maestro giapponese che realizza un film nel quale non esiste e non può esistere una visione univoca. E lui, oltre che inserire richiami, più o meno espliciti, alle sue opere passate, ricalcando, ma allo stesso tempo anche ampliando, alcune tematiche, arriva addirittura a inserirsi all’interno del racconto, come un perfetto deus ex machina che muove i fili della storia e della vita.

“E voi come vivrete?” sembra, perciò, quasi un monito. Una volta vista questa opera, siamo in grado di mettere insieme i pezzi per creare il migliore dei mondi possibili? Lui i pezzi, nel corso della sua vita e del suo cinema, li ha sicuramente messi insieme alla perfezione. Mancava solo un Golden Globe che, preciso e puntuale, come il volo di un airone, si è posato alla sua finestra.


Veronica Ranocchi

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