Identificazione di una mostra: la 69 edizione del festival di Venezia lontano dagli schermi -2 giornata
Se il buongiorno si vede dal mattino i primi due film del concorso ufficiale confermano le premesse di un festival poco propenso alle smancerie e molto concentrato sulla materia cinematografica. Divisi da una concezione della settima arte che si differenzia soprattutto nel modo di raccontare che è tanto esplicito, diretto ed un po' scontato nel caso di Xavier Giannoli e del suo "Superstar", storia di un uomo colpito da improvvisa celebrità, quanto rarefatto e criptico in quello del collega russo Kiril Serebrennikov autore di "Izmena" celebrazione del tradimento e dell'ossessione amorosa diluite con numerose digressioni, i due registi portano al festival un cinema che esaurisce le sue cartucce nel buio della sala e poi diventa quasi timido quando si accendono le luci. Nessun proclama, nessuna dichiarazione ad effetto, nessuna eccentricità riesce a riempire i taccuini dei giornalisti che almeno in questa fase iniziale sembrano adeguarsi al clima di mestizia generale rinunciando anche alla pruriggine solitamente stimolata dalla visione di corpi avvinghiati e copulanti come quelli messi in mostra dal film russo, o forse frenati da un appeal attoriale scarsamente fisognomico - nel caso di Kad Merad protagonista di "Superstar" bisognerebbe utilizzare altri appellativi - oppure troppo sofisticato come quello della bella Cecile de France o dell'enigmatica Franziska Petri. Una qualità mediatica che invece non mancherebbe a Michael Cimino, femmineo e levigato dietro gli immancabili occhiali neri, giunto a Venezia con la versione restaurata de "I cancelli del cielo" film maledetto per il flop che mise fine all'esistenza della United Artists. Escluso dal cinema per ragioni poco chiare, sospeso in un'identità sessuale volutamente indefinita Cimino concentra su di se le caratteristiche dell'artista maledetto che fa discutere e divide. Peccato che il protocollo legittimi la sua morte artistica con un Leone alla carriera e poi gli lasci appena il tempo per i soliti discorsi di circostanza, quelli in cui il cinema si veste di ringraziamenti e galateo. A proposito di ritorni ieri c'è stato quello graditissimo di Wyona Ryder rediviva dopo il periodo autolesionistico che gli ha fatto perdere lo status di star ed ora intezionata a recuperare con il distacco di un esperienza che gli si leggeva negli occhi spalancati e smarriti che accompagnavono risposte messe in fila con difficoltà e pudore. Accanto a lei meno grazioso ma ugualmente impacciato Michael Shannon, attore in ascesa e protagonista insieme all'attrice americana dell'interessante "The Ice Man" biografia di un killer della mafia realmente esistito che fu capace di uccidere più di 200 persone. Il film passato in una sezione collaterale sembra essere di quelli capace di accendere le fantasie del pubblico desideroso di emozioni forti, ma chi lo vorrà vedere fuori dal lido dovrà sperare nel buon senso della distribuzione italiana che per il momento non l'ha ancora opzionato. A concludere la giornata ci pensa Valerio Mastandrea che le cronache dicono bravissimo nel ruolo del padre fedigrafo ed in difficoltà economiche de "Gli equilibristi" di Ivano de Matteo. Alla sua faccia un pò così ed all'ironia sdrucita delle seu espressioni il compito di farci fare uscire il sorriso troppo a lungo latitante. Seduto accanto a lui ride persino la Bobulova. Abbiamo detto tutto.
Se il buongiorno si vede dal mattino i primi due film del concorso ufficiale confermano le premesse di un festival poco propenso alle smancerie e molto concentrato sulla materia cinematografica. Divisi da una concezione della settima arte che si differenzia soprattutto nel modo di raccontare che è tanto esplicito, diretto ed un po' scontato nel caso di Xavier Giannoli e del suo "Superstar", storia di un uomo colpito da improvvisa celebrità, quanto rarefatto e criptico in quello del collega russo Kiril Serebrennikov autore di "Izmena" celebrazione del tradimento e dell'ossessione amorosa diluite con numerose digressioni, i due registi portano al festival un cinema che esaurisce le sue cartucce nel buio della sala e poi diventa quasi timido quando si accendono le luci. Nessun proclama, nessuna dichiarazione ad effetto, nessuna eccentricità riesce a riempire i taccuini dei giornalisti che almeno in questa fase iniziale sembrano adeguarsi al clima di mestizia generale rinunciando anche alla pruriggine solitamente stimolata dalla visione di corpi avvinghiati e copulanti come quelli messi in mostra dal film russo, o forse frenati da un appeal attoriale scarsamente fisognomico - nel caso di Kad Merad protagonista di "Superstar" bisognerebbe utilizzare altri appellativi - oppure troppo sofisticato come quello della bella Cecile de France o dell'enigmatica Franziska Petri. Una qualità mediatica che invece non mancherebbe a Michael Cimino, femmineo e levigato dietro gli immancabili occhiali neri, giunto a Venezia con la versione restaurata de "I cancelli del cielo" film maledetto per il flop che mise fine all'esistenza della United Artists. Escluso dal cinema per ragioni poco chiare, sospeso in un'identità sessuale volutamente indefinita Cimino concentra su di se le caratteristiche dell'artista maledetto che fa discutere e divide. Peccato che il protocollo legittimi la sua morte artistica con un Leone alla carriera e poi gli lasci appena il tempo per i soliti discorsi di circostanza, quelli in cui il cinema si veste di ringraziamenti e galateo. A proposito di ritorni ieri c'è stato quello graditissimo di Wyona Ryder rediviva dopo il periodo autolesionistico che gli ha fatto perdere lo status di star ed ora intezionata a recuperare con il distacco di un esperienza che gli si leggeva negli occhi spalancati e smarriti che accompagnavono risposte messe in fila con difficoltà e pudore. Accanto a lei meno grazioso ma ugualmente impacciato Michael Shannon, attore in ascesa e protagonista insieme all'attrice americana dell'interessante "The Ice Man" biografia di un killer della mafia realmente esistito che fu capace di uccidere più di 200 persone. Il film passato in una sezione collaterale sembra essere di quelli capace di accendere le fantasie del pubblico desideroso di emozioni forti, ma chi lo vorrà vedere fuori dal lido dovrà sperare nel buon senso della distribuzione italiana che per il momento non l'ha ancora opzionato. A concludere la giornata ci pensa Valerio Mastandrea che le cronache dicono bravissimo nel ruolo del padre fedigrafo ed in difficoltà economiche de "Gli equilibristi" di Ivano de Matteo. Alla sua faccia un pò così ed all'ironia sdrucita delle seu espressioni il compito di farci fare uscire il sorriso troppo a lungo latitante. Seduto accanto a lui ride persino la Bobulova. Abbiamo detto tutto.
Abbiamo
parlato di:
Superstar (Fra 2012)
con Kad
Merad, Cecile de France
Izmena
(Russia 2012)
di Kirill
Serebrennikov
con
Franzisca Petri, Dejan Lilic
The Ice Man
di Ariel
Vromen
con Michael
Shannon, Wynona Ryder
Gli
equilibristi (Italia 2012)
di Ivano de
Matteo
con Valerio
Mastandrea, Barbora Bobulova