venerdì, febbraio 02, 2024

THE HOLDOVERS - LEZIONI DI VITA

The Holdovers – Lezioni di vita

di Alexander Payne

con Paul Giamatti, Dominic Sessa, Da’Vine Joy Randolph

USA, 2023

genere: commedia, drammatico

durata: 133’

Una piacevole carezza in mezzo a una marea di prodotti che sembrano ormai sempre più standardizzati o creati solo per sorprendere con effetti speciali e colpi di scena uno spettatore che ormai ha visto tutto. Questo è quello che rappresenta il nuovo film di Alexander Payne. A differenza della “massa” proposta sul grande (e piccolo) schermo, “The holdovers” è in grado di rilassare il pubblico attraverso la sua semplicità e dolcezza, senza esagerare o strafare in niente.

Uscito rigenerato dalla visione, lo spettatore avrà anche appreso alcune importanti “lezioni di vita”, come recita il sottotitolo della versione italiana, anche grazie alle più che convincenti interpretazioni degli attori, da Paul Giamatti e Dominic Sessa passando anche per Da’Vine Joy Randolph.

Tutto inizia nel più classico dei modi: siamo nel New England del 1970, precisamente alla Barton Academy, un collegio maschile. Durante le vacanze di Natale quattro studenti, ognuno per ragioni diverse, non fanno rientro a casa dalle proprie famiglie e, per sorvegliarli, viene scelto Paul Hunham, impopolare insegnante di lettere classiche con il quale né studenti né colleghi vogliono avere a che fare. A farci i conti da vicino, nonostante le premesse, sarà, però, soltanto Angus Tully, unico studente costretto a rimanere bloccato a scuola causa irreperibilità della madre che avrebbe potuto acconsentire a mandarlo in vacanza con la famiglia di uno degli altri tre studenti. Per causa di forza maggiore, quindi, Angus e Paul si ritroveranno costretti a “convivere” per cercare di passare al meglio il Natale e i giorni di festa.

Un film di Natale un po’ anomalo. Un film sull’adolescenza e sulla presa di coscienza di sé altrettanto fuori dai comuni standard. Insomma “The holdovers” è tutto tranne che semplice e banale pur apparendo come tale. Ebbene sì, perché la storia è “classica”, pensiamo di averla già vista con il memorabile “L’attimo fuggente”, tanto per citarne uno, ma bisogna andare oltre le apparenze e arrivare a capire che in questi tre personaggi così diversi tra loro c’è molto da cui trarre spunto per una riflessione.

Senza cadere in pietismi e sentimentalismi Alexander Payne riesce a dare voce a quelli che normalmente sono gli “emarginati”, innalzandoli a un ruolo di prestigio e permettendo loro di essere portatori di valori e tematiche attuali nonostante la storia sia ambientata nel 1970. La guerra che si mescola al lutto e all’elaborazione di una perdita importante sono solo la base di partenza per un film che arriva a toccare le corde dell’anima trattando un tema come la depressione, il tutto condito dalle sane e spesso ironiche divergenze generazionali incarnate perfettamente dai due protagonisti sovente redarguiti, per questo, dalla cuoca Mary (Da’Vine Joy Randolph) sui quali il regista gioca alimentandone le caratteristiche: lo studio della letteratura antica per l’insegnante è l’emblema di una classicità, di una staticità e di un voler rimanere ancorati a un passato destinato invece a evolversi grazie all’intraprendenza e, a tratti, strafottenza tipica dei più giovani.

Un contrasto e una dicotomia resi alla perfezione anche dall’ambiente circostante, dal suo utilizzo e dalla sua trasformazione. Se all’inizio siamo inchiodati e “braccati”, come Angus, all’interno di uno spazio chiuso e angusto, appunto, dal quale non è possibile evadere neanche con la mente, col passare del tempo, imparando a conoscere i personaggi e la loro indole, riusciamo a fuggire e lo facciamo, prima, con la breve visita all’ospedale e, dopo, con il viaggio a Boston.

Spazio e tempo si dilatano in questo modo come l’animo e il carattere dei due personaggi così diversi eppure così “funzionanti” (e funzionali) insieme.

Continuamente e perfettamente in bilico tra dramma e commedia in un modo in cui ad Alexander Payne riesce particolarmente bene “The holdovers” consegna una serie di lezioni di vita. Non solo ai due protagonisti, in grado adesso di guardare sé stessi e gli altri con occhi diversi, ma anche e soprattutto a noi spettatori.


Veronica Ranocchi

Nessun commento: