The Holdovers – Lezioni di vita
di Alexander Payne
con Paul Giamatti, Dominic
Sessa, Da’Vine Joy Randolph
USA, 2023
genere: commedia,
drammatico
durata: 133’
Una piacevole carezza in
mezzo a una marea di prodotti che sembrano ormai sempre più standardizzati o
creati solo per sorprendere con effetti speciali e colpi di scena uno
spettatore che ormai ha visto tutto. Questo è quello che rappresenta il nuovo
film di Alexander Payne. A differenza della “massa” proposta sul grande (e piccolo)
schermo, “The holdovers” è in grado di rilassare il pubblico attraverso la sua
semplicità e dolcezza, senza esagerare o strafare in niente.
Uscito rigenerato dalla
visione, lo spettatore avrà anche appreso alcune importanti “lezioni di vita”,
come recita il sottotitolo della versione italiana, anche grazie alle più che
convincenti interpretazioni degli attori, da Paul Giamatti e Dominic Sessa
passando anche per Da’Vine Joy Randolph.
Tutto inizia nel più
classico dei modi: siamo nel New England del 1970, precisamente alla Barton
Academy, un collegio maschile. Durante le vacanze di Natale quattro studenti,
ognuno per ragioni diverse, non fanno rientro a casa dalle proprie famiglie e,
per sorvegliarli, viene scelto Paul Hunham, impopolare insegnante di lettere
classiche con il quale né studenti né colleghi vogliono avere a che fare. A farci
i conti da vicino, nonostante le premesse, sarà, però, soltanto Angus Tully,
unico studente costretto a rimanere bloccato a scuola causa irreperibilità
della madre che avrebbe potuto acconsentire a mandarlo in vacanza con la
famiglia di uno degli altri tre studenti. Per causa di forza maggiore, quindi, Angus
e Paul si ritroveranno costretti a “convivere” per cercare di passare al meglio
il Natale e i giorni di festa.
Un film di Natale un po’
anomalo. Un film sull’adolescenza e sulla presa di coscienza di sé altrettanto
fuori dai comuni standard. Insomma “The holdovers” è tutto tranne che semplice
e banale pur apparendo come tale. Ebbene sì, perché la storia è “classica”,
pensiamo di averla già vista con il memorabile “L’attimo fuggente”, tanto per
citarne uno, ma bisogna andare oltre le apparenze e arrivare a capire che in
questi tre personaggi così diversi tra loro c’è molto da cui trarre spunto per
una riflessione.
Senza cadere in pietismi
e sentimentalismi Alexander Payne riesce a dare voce a quelli che normalmente
sono gli “emarginati”, innalzandoli a un ruolo di prestigio e permettendo loro
di essere portatori di valori e tematiche attuali nonostante la storia sia
ambientata nel 1970. La guerra che si mescola al lutto e all’elaborazione di
una perdita importante sono solo la base di partenza per un film che arriva a
toccare le corde dell’anima trattando un tema come la depressione, il tutto
condito dalle sane e spesso ironiche divergenze generazionali incarnate
perfettamente dai due protagonisti sovente redarguiti, per questo, dalla cuoca Mary
(Da’Vine Joy Randolph) sui quali il regista gioca alimentandone le
caratteristiche: lo studio della letteratura antica per l’insegnante è l’emblema
di una classicità, di una staticità e di un voler rimanere ancorati a un
passato destinato invece a evolversi grazie all’intraprendenza e, a tratti,
strafottenza tipica dei più giovani.
Spazio e tempo si
dilatano in questo modo come l’animo e il carattere dei due personaggi così
diversi eppure così “funzionanti” (e funzionali) insieme.
Continuamente e
perfettamente in bilico tra dramma e commedia in un modo in cui ad Alexander Payne
riesce particolarmente bene “The holdovers” consegna una serie di lezioni di
vita. Non solo ai due protagonisti, in grado adesso di guardare sé stessi e gli
altri con occhi diversi, ma anche e soprattutto a noi spettatori.
Veronica Ranocchi
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