Pare parecchio Parigi
di Leonardo Pieraccioni
con Leonardo Pieraccioni,
Chiara Francini, Giulia Bevilacqua
Italia, 2023
genere: commedia
durata: 96’
Una ripetizione o un’allitterazione?
Con questa domanda può iniziare l’approccio al nuovo film di (e con) Leonardo
Pieraccioni. Già da questo “inciampo”, voluto, nel titolo si intuisce la
direzione del film. “Pare parecchio Parigi”, così come la storia vera dalla
quale prende spunto, nonostante le buone intenzioni e delle trovate sempre
efficaci, ha il difetto di girare su sé stesso senza uscire da dei veri e reali
confini, siano essi quelli del territorio, quelli del gergo o quelli delle
battute toscane.
Una storia vera ai limiti
dell’incredibile quella dalla quale parte il regista e attore fiorentino. Gli
ingredienti sono semplici: un padre malato (e quasi cieco) e tre fratelli, Bernardo,
Giovanna e Ivana (Pieraccioni, Chiara Francini e Giulia Bevilacqua), che si
sono persi di vista e che non vogliono avere a che fare con gli ultimi giorni
di vita del genitore. Messi insieme e mescolati ben bene rappresentano la
classica base di partenza per una storia che, in questo caso, si trasforma in
un qualcosa a metà strada tra commedia e dramma, a differenza delle precedenti
opere dello stesso Pieraccioni, intento solitamente (ed esclusivamente) a
divertire.
Se il punto di partenza,
come detto, risulta fin da subito efficace non lo è altrettanto lo sviluppo che
rimane fin troppo in superficie, salvo poi arrivare all’ovvia riconciliazione
che mette in mezzo, tra una gag e l’altra, e alcuni omaggi più o meno voluti,
anche tematiche attuali (dal toyboy all’accettazione di sé e degli altri, tanto
per citarne due).
Ma la solita verve comica
del regista e attore qui tenta di fare un passo più lungo della gamba tanto da
rimanere, per certi versi, ancorata al passato. Non a caso, infatti, si possono
individuare elementi caratterizzanti i titoli che avevano e che hanno
consacrato l’autore toscano: dalla scelta di alcuni interpreti ricorrenti,
anche per brevi o brevissime apparizioni, al ruolo, sempre centrale, della
famiglia, ogni volta sviscerato in maniera diversa, di pari passo con l’evoluzione
umana del regista stesso. Ma non bastano per rendere “Pare parecchio Parigi”
una commedia allo stesso livello delle precedenti. Forse è vero che si nota una
sorta di punto di svolta, almeno negli intenti, da parte del regista, ma sono
intenti opachi e appannati che, con l’andare avanti dei chilometri, si fanno
sempre più pesanti e privi di una via d’uscita all’altezza delle premesse.
Ed è un peccato perché è
indubbiamente un’ottima base quella di giocare su un viaggio immaginario
contornato dalle fugaci ma divertenti incursioni di alcune comparse
appositamente istruite da una delle figlie. Ma è un viaggio che sembra girare
intorno e girare su sé stesso al pari del camper che ospita la strampalata e
ritrovata famiglia. Da Nino Frassica, in un ruolo alternativo di padre burbero forse
non troppo nelle sue corde, a un’esplosiva Chiara Francini, probabilmente la
figura che emerge più di tutte, tra battute già memorabili e una cadenza unica.
Passando per una Giulia Bevilacqua alla quale spetta il compito di riportare
serietà e “rigore” al quartetto e alla storia in generale e per un Massimo Ceccherini
nel ruolo del cattivo e maligno per eccellenza accompagnato da una bravissima Gianna
Giachetti nel ruolo della madre, purtroppo entrambi troppo relegati e marginali.
Il tutto, come nella migliore delle tradizioni dei film di Pieraccioni, è contornato da una parentesi che serve al regista e attore per introdurre e contestualizzare, seppur in maniera alternativa, la sua tanto amata e usata voce narrante. Una voce narrante che, però, non riesce a destare troppo lo spettatore incastrato in un camper, o meglio in un maneggio, dal quale risulta difficile evadere per vedere Parigi.
Veronica Ranocchi
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