Compromessi sposi
di Francesco Miccichè
con Vincenzo Salemme, Diego Abatantuono, Dino Abbrescia
Italia, 2019
genere, commedia
durata, 90’
Come i famosissimi Renzo e Lucia, promessi sposi protagonisti dell’omonima opera, in prosa, di Alessandro Manzoni, anche Riccardo e Ilenia sono due giovani innamorati che, spinti dal grande sentimento che li lega, decidono di sposarsi. Fin qui niente di strano, se non fosse che i genitori (soprattutto i rispettivi padri) non sono assolutamente d’accordo perché li ritengono troppo giovani per compiere un gesto del genere.
Alla giovane età dei due ragazzi si somma un altro problema non di poco conto: le città di origine. Riccardo è il figlio di Diego (Abatantuono), un ricco imprenditore del nord tutto d’un pezzo; Ilenia è, invece, la figlia di Gaetano (Salemme), il sindaco di Gaeta. Oltre alle differenze sostanziali che i due sottolineano, l’incontro dei due figli riporta a galla un diverbio avvenuto l’anno prima, proprio a Gaeta. Lo scopo dei due protagonisti diventa, quindi, quello di boicottare il matrimonio dei rispettivi figli in tutti i modi possibili. Riusciranno nel loro intento?
La commedia di Francesco Miccichè porta sullo schermo la classica diatriba nord-sud, sempre fonte e spunto di interessanti aspetti da scardinare. Purtroppo, però, non riesce a emergere e a portare una ventata di freschezza e novità ad un tema che, seppur interessante, è già stato ampiamente visto.
I due attori sono molto bravi ad interpretare i loro ruoli (forse un po’ troppo stereotipati), ma non sono sufficienti a rendere l’opera una commedia riuscita.
Al di là degli stereotipi, anche le battute e i momenti più puramente comici sanno di già visto e lo spettatore non può far altro che anticiparne le risposte, fin troppo prevedibili. Allo stesso modo anche l’intreccio della storia sembra essere fin troppo chiaro da subito con dei personaggi che inizialmente pensano e agiscono in un determinato modo per poi cambiare nel corso della narrazione e crescere.
Se da una parte l’appoggiarsi a due attori come Abatantuono e Salemme può essere (ed è) un vantaggio perché hanno la capacità di incarnare perfettamente i personaggi descritti e riescono sempre e comunque a strappare più di una risata, dall’altra parte sarebbe stato, forse, più saggio appoggiarsi maggiormente ai personaggi secondari, dai due giovani innamorati, alle mogli e alla sorella di Riccardo. Mescolare i vari personaggi e le dinamiche che si vengono a creare tra i personaggi secondari e quelli principali avrebbe probabilmente conferito maggiore freschezza a un’opera che, nonostante qualche risata, lascia un po’ l’amaro in bocca.
Veronica Ranocchi