mercoledì, gennaio 23, 2019

PIXAR. 30 ANNI DI ANIMAZIONE




Si è da poco conclusa, presso il Palazzo delle Esposizioni, a Roma, la mostra dedicata all’universo creativo della Pixar e alla celebrazione dei suoi 30 anni di animazione.

Grazie alla raccolta del materiale conservato da registi e creatori delle storie prodotte dalla Factory americana i curatori dell’edizione italiana Elyse Klaidman e Maria Grazia Mattei hanno realizzato una mostra molto interessante, non solo per gli appassionati.

La prima sezione che si incontra è quella dedicata ai cortometraggi, a testimonianza dello spirito innovatore e innovativo della Pixar. Essi rappresentano i primi passi mossi dalla casa di produzione nel vasto mondo del cinema e incarnano pienamente il puro stile dell’animazione, riuscendo a sintetizzare i concetti di “personaggio”, “storia” e “mondo” che, nel corso del tempo, si sono evoluti (grazie anche, e soprattutto, all’avanzamento tecnologico, del quale la Pixar fa ampio uso). Oltre alla possibilità di vedere un cortometraggio, nella medesima sala sono presenti anche le bozze che hanno portato alla creazione di personaggi e storie come, ad esempio, quelle di “Le avventure di André & Wally B.” e modellini dei personaggi principali, uno su tutti la lampada Luxo Junior, cioè quello che oggi tutti conoscono come il logo della casa di produzione.


Nella sala adiacente, poi, è possibile capire come viene costruito un film d’animazione, quali sono i passi da seguire  e come si arriva al prodotto finito. Ogni singolo elemento che compone un film della Pixar è analizzato e studiato nei minimi particolari. Tutto ciò che lo compone si unisce per formare quello che sarà un prodotto talmente preciso da far quasi dimenticare che si tratta di un film d’animazione. Quando si parla di “ogni elemento che compone un determinato personaggio, oggetto, etc” ci si riferisce veramente ad ogni singolo aspetto, a partire dalla musica, sulla quale lavora un compositore che scrive una colonna sonora strettamente connessa con quelli che sono i temi musicali e i livelli emotivi del film, per poi passare agli effetti sonori, che devono essere interamente creati da un sound designer, il quale realizza effetti sonori per qualsiasi cosa sia possibile udire, dai passi al vento, da un fischio ad un cigolio per poi missare il tutto insieme, tenendo sempre presente l’emozione di quella data sequenza. Accanto alla musica c’è, poi, anche la creazione dei personaggi da parte del regista e del production designer, al quale fa seguito il “blueprint”, cioè il progetto che i modellatori digitali prendono come riferimento per creare i modelli dei personaggi al computer. Parallelamente viene realizzata anche una maquette, cioè un modello tridimensionale in argilla del personaggio in questione, per permetterne una visualizzazione da tutte le angolazioni. Altro elemento non di poco conto sono i dialoghi e la loro registrazione che occorre fare prima che gli animatori inizino a lavorare sul film, dal momento che, proprio in base alle parole e al tono di voce, verranno sincronizzati i movimenti e le varie espressioni.


Oltre, poi, alle varie sezioni dedicate interamente ai vari film d’animazione che hanno fatto la storia della Pixar, da “Ratatouille” a “Up”, da “Gli Incredibili” a “Inside Out”, solo per citarne alcuni, con relative bozze, maquette e progetti, all’interno della mostra italiana è presente un’esperienza cinematografica particolare: l’Artscape. Attraverso ciò lo spettatore è completamente immerso in questo universo e riesce a vedere e comprendere cosa significa realizzare un film Pixar con i disegni che si animano allo stesso modo in cui si sono animati in passato per i creatori dei lungometraggi.

Da sottolineare poi anche la sezione dedicata allo zootropio, una forma di intrattenimento molto popolare alla fine del XIX secolo, grazie alla quale, facendo ruotare velocemente una sequenza di immagini dentro un cilindro si poteva ottenere l’effetto del movimento e, quindi, la base dell’animazione. All’interno della mostra si può vedere, in una versione moderna rispetto a quella del dispositivo originario, questo movimento attraverso i personaggi di “Toy Story” e “Toy Story 2”.

Al termine di quello che è, letteralmente e fisicamente, un tuffo nel mondo Pixar si comprende che non si può definire un film d’animazione come una semplice sequenza di immagini in movimento, ma come qualcosa in più. Infatti la creazione di una storia è un processo lungo e complesso, al quale lavora, per molto tempo, un team specializzato e attento a curare ogni minimo particolare. Ed è come se la mostra fosse parte integrante di questo bellissimo processo creativo.
Veronica Ranocchi

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