martedì, agosto 28, 2007

Disturbia


La scelta di riproporre il modello hitckochiano aggiornandolo ai gusti del pubblico che affolla le sale cinematografiche appare a conti fatti l'ennesimo escamotage di un industria che rincorrendo a tutti i costi le mode del momento non riesce piu' ad incidere all'interno del suo prodotto, generando scatole vuote giustificate solamente dall'eventuale risultato al botteghino; cosi' Disturbia aggiorna solamente in superficie l'abusata fonte riducendo il vojerismo a semmplice spot pubblicitario ed i canoni del genere a meccanismi ripetitivi e completamente depauperati della componente catartica. 

Interamente sulle spalle dell'attore del momento che riproduce in maniera convenzionale l'adolescente precocemente bruciato dalla vita, il film non ci fa mancare inquadrature ad effetto e colpi di scena a gogo ma lo fa con un cinismo che finisce per raggelare qualsiasi spinta emotiva e contraddicendo le premesse del titolo produce effetti a dir poco rilassanti. Quando poi per suscitare i fantasmi di una sessualita' repressa viene usato un clone di Paris hilton il piu e' fatto con buona pace si fa per dire...del malcapitato spettatore.

venerdì, agosto 24, 2007

Hotel cinque stelle

Hotel cinque stelle il nuovo film di Christian Vincent passato come una meteora nell'estate cinematografica italiana sembra fatto apposta per confermare le ragioni di chi pensa che il cinema francese non abbia le qualità per fare breccia nel cuore dello spettatore. Questo in particolare appartiene al filone meno impegnato della cinematografia transalpina che invero ha dato vita a piccoli gioielli del buon umore(vedi gli ultimi film di Weber) ma anche a prodotti dignitosamente divertenti. Qui invece il risultato è completamente inconsistente non tanto per i due protagonisti navigati quanto basta per rendere credibile il motto amoroso "chi disprezza compra"e la cui alchimia è sufficientemente sostenuta da una verve recitativa che non scade mai nella macchietta ma perchè il meccanismo della guerra dei sessi e le conseguenti schermaglie non sono sostenute da una sceneggiatura che dovrebbe essere di ferro ed invece si limita alla solita paginetta che lascia indifferente il cuore e con il passare del tempo anche la mente. Mentre tutto si sussegue senza una vera ragione ci si domanda cosa sia successo all'autore de "La dicrete" la cui direzione anonima e convenzionale fa pensare ad un precoce quanto inaspettato canto del cigno.

domenica, agosto 19, 2007

Transformers

Giocattolo per ragazzi che forse piacerà anche al pubblico di mezza età trasformer è il tipico prodotto di franchise costruito per sbancare i botteghini e per questo infarcito da una serie di scene il cui unico scopo è la riconoscibilità, ottenuta attraverso immagini e situazioni che pescano a piene mani dalla cultura popolare cinematografica e non, che a partire dagli anni 80 ha ridisegnato, attraverso scenari apocalittici e minacce intergalattiche, il mito dell’eroe senza macchia e senza paura e rinforzato la tradizione patriottica di un paese all’eterna ricerca di un nemico da combattere. In questo caso in mancanza dei soliti mussulmani o del pazzo fuori di testa si fa rincorso niente meno che ai famosi robot venuti da un altro pianeta e capaci di dare vita a metamorfosi e contorsionismi che farebbero impallidire il tetsuo giapponese, Con i metallici protagonisti a tratti anche piu espressivi degli attori in carne ed ossa e le cui facce sono destinate a perdersi nella baraonda generale, la fanno da padrone gli effetti speciali che in questo caso si rivelano all’altezza della situazione riuscendo a confondersi con il reale ed a rispettare l’intelligenza dello spettatore.

Jimmy Hollywood

Ma come si fa a non volere bene a quella faccia da schiaffi di jimmy holliwood che prigioniero di un idea di successo riservato a pochi si inventa una smargiassata che se non fosse finzione diventerebbe tragedia ed invece nel sorprendente film di levinson regista di sostanza ma non privo di slanci si trasforma in intelligente escamotage per mettere alla berlina la vacuita di un mondo che fa fatica a reinventare se stesso e preferisce surrogati di realtà sempre piu simili ai freaks di certo cinema di genere. E come si fa ad ignorare un attore come Joe Pesci che se non fosse per una fisicità fuori dagli schemi lo troveresti appeso nelle stanze dei provinanti a mo di santo ispiratore o nelle pagine dei giornali radical chic ad intrigare le working women di tutto il mondo ed invece è praticamente scomparso da qualsiasi tipo di produzione cinematografica. Insieme a lui due compagni di ventura come Cristian Slater piu che mai stranulato e quindi perfetto nel ruolo di novello Sancio Pancia e Victoria April dimentica dei trascorsi almodovariani e qui in un interpretazione che rappresenta il contraltare ai voli picareschi dello sgangherato duo. Per chi avesse nostalgia di un cinema dove recitare conta ancora qualcosa o sentisse il bisogno di rimediare ad una svista colossale su un film che ha il pathos della vita vissuta dalla parte dei perdenti, Jimmy Holliwood si offre come cibo prelibato che non ha bisogno di palati fini per essere apprezzato ma di un cuore che abbia ancora voglia di emozionarsi.

Perche' te lo dice mamma

Il tentativo di riportare in vita la commedia americana nella sua forma piu classica fa segnare un altro colpo a vuoto con questo film il cui titolo da solo ne riassume il difetto principale ovvero quello di far ruotare l'intera storia attorno al personaggio della Keaton diventata oramai nume tutelare del genere e pronta a timbrare il cartellino con un altro ruolo da indomita bisbetica alle prese con problemisentimentali suoi ed altrui il cui livello di introspezione fa sembrare le affermazioni della De Filippi trattati di psicologia freudiana. Certo la seneggiatura è banale nel creare le premesse per il solito lieto fine ed anche le interpretazioni di contorno che di questi prodotti rappresentano la spina dorsale sono qui al minimo sindacale con uno stuolo di attori resuscitati dalla morte catodica e completamente privi di quella personalità che invece dovrebbe caratterizzarli ma la cosa piu disturbante è la costante presenza della stagonata attrice americana che non solo gigioneggia peggio di Al Pacino ma da vita ad una serie di gag che irritano per stucchevolezza e prevedibilità facendo infrangere i sogni di gloria di Mandy Moore sempre alle prese con il tentativo di aggiudicarsi il premio di fidanzatina americana. La presenza di una canzone che è stato il tormentone pubblicitario del cinepanettone vanziniano è il segnale della resa incondizionata del film e soprattutto dello spettatore.

Fast Food Nation

Fast Food Nation è il ritratodi una civiltà che ha già giocato la sua partita ed ha perso. La sconfitta non deriva dal successo di un sistema che macina con un meccanismo diabolico gli scampoli di umanità che ne intralciano il funzionamento, ma piuttosto dallo spirito di inesorabilità e rassegnata accettazione che pervade il film e soprattutto il potenziale fruitore le cui dinamiche sono cosi dipendenti dal proprio carnefice da essere anestetizzato a qualsiasi grido id allarme.
E al di la della nobile tematica e di qualche scena che non lascia indifferenti (quella finale sembra uscita dal pasto nudo burroghsiano)il film rimane impastato nel suo intento pamplhettistico non riuscendo mai a trasformarsi in opera cinematografica compiuta, lasciando ibrido il processo di trasposizione dalla pagina scritta alle immagini in movimento. Gli interventi delle star di turno (Willis, Hawke) appaiono piu che altro un sostegno all'operazione e mai si amalgano con una storia che non riesce mai ad appassionare.

Le seduttrici

Un film come uno sceneggiato televisivo, in un continuo gioco di rimandi ad un età dell'oro che attraverso capolavori manieristici come Camera con vista,Casa Howard e Maurice aveva rilanciato un certo tipo di colonialismo culturale ed un esotismo romantico che ormai non ha piu ragione di essere.
Qui al ritardo estetico si somma anche quello industriale nel tentativo di sfruttare la popolarità della diva di turno qui nei panni della giovane preda alle prese con la maliarda ma al quanto sciupata Helen Hunt a cui non manca la classe per dare succoad un ruolo altrimenti insipido. Supportato da uno stuolo di caratteristi da leccarsi i baffi (tra questi la brava milena Vukotic) e sullo sfondo del solito acquarello italico il film ha almeno il pregio di non prendersi sul serio puntellando quà e là le singole scene con un divertito e riuscito anglossassone. La Johansson per inciso non incide e questo film conferma il trend negativo che ne accompagna la scelta dei copioni.

Incontri d'amore

La danza delle ore accompagna gli incontri amorosi dei protagonisti in uno splendido scenario transalpino contribuendo a quella leggerezza dell'animo quand'anche della forma che sempre accompagna le cose migliori della produzione francese piu recente. Il valzer delle coppie orchestrato da due cavalli di razza come Auteil ed Azema e reso felice dalla capacità di dare vita ad un atmosfera crepuscolare che fa prevalere il dolce sull'amaro a conferma che il tabu su certi temi (in questo caso lo scambo di coppia)esiste piu nelle nostre menti che nella realtà.