domenica, agosto 26, 2012

Batman tra Tim Burton e Christopher Nolan: schizofrenia d'autore

 Approfitto del gentile invito di un amico che mi ha invitato ad una discussione forumistica per ritornare su un personaggio cinematografico come Batman tra i più prolifici per la quantità di film che lo hanno celebrato, ed in questi giorni di nuovo in voga per l'attesa che precede l'uscita di una nuova storia cinematografica a lui dedicata. Non c'è dubbio che una vita così lunga sia soggetta a tendenze e situazioni che non sempre dipendono dalle caratteristiche intrinseche di cui dispone il personaggio e la serie, parlo ad esempio dei cambiamenti che la società impone al cinema mainstream oppure delle caratterizzazione provenienti dalla fonte primaria costituita dalla testata della dc comics ma soprattutto da quella sorta di romanzi disegnati che sono la Graphic Novel di Frank Miller e David Mazzucchelli veri e propri innovatori del personaggio che ora conosciamo. Tralasciando ciò che precede la rivisitazione bartoniana anche per motivi di scarsa conoscenza credo di poter affermare senza ombra di smentite che il meglio di Batman si trovi ai due estremi del periodo che dal 1989 arriva ai giorni nostri, con il dittico di Tim Burton da una parte e la trilogia di Christoper Nolan dall'altra.

L'ipperealismo e l'eccessività esibita e freak del mondo e dei personaggi dell'autore di "Edward mani di forbice" lasciano il testimone ai noir urbani ed al realismo delle rappresentazioni del regista inglese. Un confronto non ad armi pari perchè il primo arriva a Batman con uno status d'autorialità già affermato, il secondo invece con una carriera ancora da consolidare. Uno da sfogo alle sue ossessioni, un’altro le deve trovare. Ed è proprio qui secondo me che sta il nocciolo della questione ed ancora una volta le differenza. Burton rimane se stesso, modella ed inventa in maniera originale ma sempre nell'ottica di una consapevolezza acquisita, Nolan invece forse alla ricerca di un equilibrio tra cinema low budget e produzione blockbuster si fa prendere la mano e dopo una discreta partenza, parlo dei primi due episodi in cui l’importanza dell’icona e della macchina produttiva di cui dispone gli impongono una certa soggezione e quindi una minore propensione all’autoreferenzialità, arriva al traguardo forte di un successo come quello del sopravvalutato “Inception” che produce un gigantismo così saturo di tutto che ad un certo punto sfugge di mano anche al suo demiurgo. 

Ci troviamo così a confrontarci con l'atto conclusivo, quello da cui il regista si commiata dall'eroe, che fa fatica a stare in piedi; debole nonostante l’apparenza muscolare e tonitruante, o forse proprio per questo. Nolan fa di tutto per far funzionare il meccanismo: cuce e rattoppa incongruenze narrative - difetto in parte emerso anche in "The Prestige" - ed i molti sottotesti (la crisi finanziaria, l'ingiustizia sociale, la mistica della paura e del coraggio, la derive del potere etc.)con immagini di raccordo che spiegano e spiegano, ma si dimenticano di approfondire personaggi e psicologie - clamorosa la superficialità con cui viene trattata una new entry come Catwoman ma anche Bane risulta alla lunga piuttosto incolore - condensano il tempo presente in una battuta, oppure danno vita ad un action poco dinamica, che talvolta perde di vista i tempi dilatandoli a dismisura con un montaggio alternato che adotta  lo stesso meccanismo a spirale allargata usato con "Inception". Il film avrebbe bisogno di una cura dimagrante come quelle che riuscivano al Nolan di "Following",1998 capace di condensare la visione del mondo in soli 69' mentre adesso non gli bastano neanche tre ore. Troppo. Anche per uno che ha una doppia personalità come Bruce Wayne.

4 commenti:

tfk ha detto...

Reputo Nolan uno scaltro - nonché ben sostenuto da Hollywood, che di un tipo come lui ha tremendamente bisogno - manipolatore di cliché, per cui non mi dilungo e anzi rimando, pigri e solerti, agonici preserali e nottambuli, alla più che esaustiva recensione di Nick contenuta nel blog. Due osservazioni, pero'. La prima: pur convenendo con Nick circa la tendenza (ma, ormai, potremmo intenderla come parte integrante di una poetica) ad un moltiplicarsi dei punti di vista, ad un continuo moto centrifugo del racconto che conduce noi (e Nolan stesso) a perdersi nei riflessi di un troppo insistito gioco di specchi, trovo "The Prestige" più compatto dal punto di vista narrativo. Secondo: se Burton tende a fagocitare l'uomo-pipistrello, assimililandolo in fine al suo universo cinematografico, Nolan si sforza sin dai primi approcci, e pur con esiti altalenanti, d'imprimere al personaggio un tono più stranito e realistico, in sintonia più stretta con la visione aggiornata offerta da disegnatori del calibro di Miller e Mazzucchelli.

Anonimo ha detto...

Hollywood soffre da sempre di sudditanza nei confronti dei parenti inglesi. Questo non vuol dire che Nolan non sia regista di valore ma mi sembra che al momento sia prigioniero di una formula che gli da ragione in quello che in America conta di più cioè il successo al botteghino. Ma come tu dici i clichè sono tanti, riciclati,e purtroppo tante incongruenze..per esempio ma non è incredibile verso la fine la scena del coltello che penetra nei reni di Batman..lui sembra che stia per morire poi cambio di scena ed è come se nulla fosse successo..ma l'ho visto solo io o me lo sono sognato..e questa è solo una delle tante..

tfk ha detto...

Ahimè, non sei il solo ad aver visto quel coltello che entra ed esce senza apparentemente causare conseguenze. Nolan e' "amico" del botteghino e su questo non ho niente da ridire. Magari e' tempo d'interrogarci su un equivoco-Nolan come intoccabile dei nostri tempi. Sarebbe interessante ascoltare il punto di vista di altri cinemaniaci a riguardo.

Anonimo ha detto...

si, anche a me pare che fin'adesso non meriti questa intoccabilità..

nickoftime