(dall'ed 2006 del Torino Film Festival)
La retrospettiva riguardante il maestro francese era dedicata alla seconda parte della sua monumentale opera e comprendeva 22 film e 18 tra film tv e sceneggiati.
Personalmente ho seguito molto la retrospettiva dedicata a Chabrol e vorrei spendere qualche riga in merito al film che personalmente ritengo essere un capolavoro e che risale al 1995.
LA CEREMONIE
L’ingombrante microcosmo dell’alta borghesia visto e modificato da uno strano sodalizio composto da Sophie, una timida cameriera e Jeanne, la postina del paese, interpretata dalle superbe Sandrine Bonnaire e Isabelle Huppert.
Referenze ottime, riservata, collaboratrice domestica a 360°, così si presenta Sophie, il vero e proprio identikit di quella di cui va in cerca la signora Lelièvre, gallerista radical chic, con un passato da modella e marito magistrato, che con la famiglia (pateticamente splendida in tutta la sua ipocrisia), si è ritirata in campagna, per una vita tutta cultura e natura.
Ma la riservatezza di questa zelante cameriera si fa sospetta a causa di alcune “distrazioni”. Le perplessità aumentano quando Sophie stringe amicizia con la postina del paese, Jeanne, il suo esatto contrario, un mix di invadenza e parole in libertà.
Ma tra emarginati ci si comprende, e tutto sfocia in un sodalizio frutto anche di un oscuro passato comune (entrambe sono fortissimamente sospettate di essere delle assassine che sono riuscite a farla franca).
Inganni ed esistenze misteriose, anche in questo caso Chabrol non scherza andandoci giù pesantissimo, pur mantenendo tutti i protagonisti in una ambiguità che non fa capire allo spettatore dove vada a parare.
Per Chabrol si tratta sempre di un affare di donne, la sua cinematografia è zeppa di donne inquiete, ansimanti, alla deriva.
La donna come cuore di ogni vicenda umana, il punto di partenza per qualsiasi “viaggio” nella vita terrena.
Un film durissimo, La Cérémonie, che si serve di una trama esile per fare macelleria di uno dei cardini della società, la famiglia.
Assolutamente da rivedere. Capolavoro assoluto. <
(di Fabrizio Luperto)
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