cammino di liberta' da loro intrapreso.
Akin dimostra che la Sposa Turca non era un episodio occasionale, grazie ad un linguaggio cinematografico che e' secondo solo al vitalismo ed alla passione che trasuda nell'opera e che qui viene tenuta a bada da una tecnica che riesce a diventare sangue e corpo della storia. Di fronte ai sentimenti di gioia e di dolore la telecamera sembra quasi fare un passo indietro, condividendo gli stati d'animo senza far l ricorso al voyeurismo imperante. Ne consegue un pudore che non cancella la capacita' di raccontare la vita fino al termine della notte ma restituisce dignita' ad una condizione continuamente offesa dall'invadenza Orwelliana. La scelta degli attori, bravi e sconosciuti, la fotografia che diventa il barometro della situazione, la capacita' di restituire un momento storico senza intaccare la fluidita' della narrazione sono la conferma definitiva di una maturita' precocemente raggiunta.
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