venerdì, febbraio 04, 2011

ANOTHER YEAR

Another year
di M. Leight


Se fosse un colore avrebbe la classicità del Fumo di Londra; ed invece è un film, per giunta importante, vista la firma del suo regista, un abituè dei palmares festivalieri e da anni uno dei massimi umanisti del cinema mondiale.

Anche questa volta era annunciato come uno dei favoriti tra i film in concorso all’ultimo festival di Cannes ed invece a conti fatti “Another Year”, una storia corale incentrata sulle vicissitudini di una donna delusa dalla vita e sulle reazioni di chi le sta vicino, si dimostra un lavoro poco ispirato e soprattutto senza la naturalezza delle opere precedenti.

Leigh sembra più interessato alla costruzione della cornice piuttosto che allo sviluppo della storia. Avendo a che fare con una drammaturgia da teatro cechoviano, di cui riprende non solo il rapporto tra lo scorrere del tempo e lo stato d’animo dei personaggi ma anche una certa staticità nell’azione, il regista rende evidente le sue scelte dividendo la vicenda in quattro quadri corrispondenti alle omonime stagioni, utilizza la luce naturale ed anche quella artificiale, (nell’ultimo quadro, quello invernale desaturato dei colori primari per corrispondere all’atmosfera di dolore per una morte improvvisa) e si mantiene sempre all’interno di un cinema da camera, fatto di interni domestici e piani americani, saltuariamente interrotto dallo stesso campo lungo che, riprendendo scene di vita contadina sembra alludere al ciclo naturale della vita. Un allestimento tanto impeccabile quanto schematico che fa il paio con il dipanarsi di una vicenda che non esce fuori da un naturalismo privo di sorprese ed un fiume di parole che non aggiunge nulla a quello che vediamo.

Tra nevrosi ed insoddisfazione, il film procede capitalizzando la bravura dei suoi interpreti, specialmente quelli femminili ma si conclude senza nessuna variazione rispetto al punto di partenza.

02/01/11

3 commenti:

Christian ha detto...

Poco convincente, hai ragione. Non mi spiego gli elogi che ha ricevuto.

Anonimo ha detto...

...inspiegabile ma ricorrente deferenza...il caso piu' eclatante che io ricordo proviene ancora dall'ultimo Cannes e si riferisce alla sconcertante sopravvalutazione di Copia Conforme di Kiarostami...a margne di tutto cio' mi fanno un po' ridere gli strilli della locandina in cui si parla del film come momento culminate di una carriera registica..

ciao
nickoftime

veri paccheri ha detto...

another year mi ha delusa, purtroppo. premetto che apprezzo molto leight.
il film non lascia spazio alla speranza. la narrazione, sostenuta, come hai detto anche tu, dalla bravura degli splendidi attori, procede a spirale verso un nulla oscuro che inghiotte tutto, senza lasciare passare un solo raggio di sole. basti dire che l'ultimo quarto scelto è proprio l'inverno.
in another year non ritrovo il pathos del regista, la sua partecipazione umana, tutto risulta demandato agli attori, alla loro carica emotiva, ai loro sguardi muti e pieni di significati inespressi, trattenuti.
l'opera diventa un po' fredda, nella sua perfezione tecnica (sceneggiatura ottima).
la paziente che incontra Gerri, all'inizio del film, riassume già, nel suo non credere in alcun aiuto o cambiamento, ciò che sarà la conclusione dell'opera: al male oscuro pare non essere concessa alcuna chance, esso divora progressivamente la vita di chi si abbandona alla disperazione del quotidiano vivere.
la coppia Tom e Gerri, centro nevralgico attorno a cui ruotano tutte le storie dei personaggi, vive felicemente cercando di condividere con i propri affetti ciò che ha.
essa però ad un certo punto si accorge di essere circondata da amici sull'orlo della disperazione e della fine.
Tom e Gerri osservano un inesorabile e progressivo disfacimento della società, della loro cerchia di affetti, e la guardano impotenti e addolorati, ma cercando di proteggere il proprio cuore.
è un film molto cupo e molto doloroso.
Tom è un uomo che partecipa con pathos alle sofferenze degli amici e così Gerri, che tuttavia, forse indurita dal proprio mestiere, assume un atteggiamento più critico verso le difficoltà altrui e cerca di difendere la propria famiglia dalle negatività circostanti.
insomma, chi si aspettava una prova quantomeno vicina a "segreti e bugie" si prepari a ben altro.