di Parsec
Il film girato tra Slovenia e Italia ha il grande pregio di durare solo 62’ nei quali l’autore riesce a raccontare con sublime sobrietà e compostezza l’elaborazione del lutto senza farvi mai cenno esplicito e tanto meno permette ai protagonisti di blaterare sul dolore, il quale si desume dai non detti e dall’assenza di parole sulla tragedia. Kutin lavorando di sottrazione e contrasti, scavando dentro gli sguardi, i gesti e gli oggetti
riesce a rendere ogni scena vibrante di tensione emotiva e travaglio intimo.
Gli attori protagonisti che sono marito moglie e suocero anche nella vita (nessuno dei quali ha percepito compenso) al termine della proiezione affermano di aver affrontato quest’esperienza come un progetto scientifico e di essere “sopravvissuti” al film.
Nel budget di 100.000 euro è compreso il costo dei permessi per girare in un’inconsueta Venezia deserta: le riprese sono avvenute tra le 4 e le 7 del mattino.
I movimenti di macchina sono inesistenti, sono i corpi, i volti, gli occhi e la natura a muoversi e traboccare di emozione dentro l’inquadratura sempre fissa che simbolicamente rappresenta una gabbia di dolore in cui l’umanità è intrappolata.
Il silenzio, l’intimità, la capacità di sintesi, la produzione di senso per immagini suggestive ed essenziali ne fanno uno dei più bei film (se non il più bello) tra quelli in concorso al TFF 2008.
Parsec
2 commenti:
Fantastico (il film), fantastica (la recensione.
bella la recensione, ma dubito (purtroppo) di riuscire a vedere questo film. :(
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