Sette anime
regia: Gabriele Muccino
genere: drammatico
prod.: USA
Tony Manero
regia: Pablo Larrain
genere: dramm.
prod.: Cile , Brasile
Un matrimonio all'inglese
regia: Stephan Elliott
genere: commedia
prod.: Gran Bretagna
Waltz with Bashir (Valzer con Bashir)
regia: Ari Folman
genere: drammatico
prod.: Israele, Germania, Francia
Yes Man
regia: Peyton Reed
genere: commedia
prod.: USA
Lasciami entrare
regia: Tomas Alfredson
genere: dramm.
prod.: Svezia
Lissy, principessa alla riscossa
regia:Tomas Alfredson
genere: animazione
prod.: Germania
7 commenti:
sette anime: è una storia così melensa che nel prezzo del biglietto dovrebbe essere compreso un test della glicemia. gli autori lo descrivono come un "avvincente mistero". ma l'unico mistero è perché il pubblico dovrebbe spendere denaro per vedere un melodramma così ridicolo. il film si salva, forse, solo perché è raccontato in modo non lineare. altrimenti la sua trama assurda susciterebbe solo risate. l'autostima di smith cresce esponenzialmente film dopo film (negli ultimi due è stato una leggenda e un semidio). Non vale la pena di dire di più per non svelare i colpi di scena.
yes man: il cattivo odore che arriva da yes man è quello della disperazione, precisamente la disperazione di jim carrey, che con questa commedia di peyton reed, cerca di raddrizzare la sua carriera con una poco fantasiosa rivisitazione di bugiardo bugiardo. stavolta carrey interpreta carl allen, un bancario scorbutico e asociale, abituato a dire sempre no e compiaciuto di sé. dopo aver partecipato a un seminario di autoaiuto condotto dal guru terence stamp, allen è preso dall'impulso irresistibile di dire di sì, nonostante smorfie e momenti di incredulità. insomma si trasforma in jim carrey. questo genera una serie di situazioni "buffe", come quella in cui il bancario concede un mutuo a un senzatetto. naturalmente alla fine si scopre che la vera felicità deriva dall'essere aperti nei confronti del mondo. una rivelazione che giunge nella forma dello spirito libero allison (zooey deschanel): le sue eccentricità sono così forzate che solo le tipiche smorfie di carrey riescono a batterle.
lasciami entrare: questo piccolo gioiello indipendente svedese è tratto dal best seller di john ajvide lindqvist (che ne ha firmato anche la sceneggiatura) e diretto con immaginazione e misura da tomas alfredson. è un film di vampiri libero dai soliti cliché, che offre al pubblico una coinvolgente analisi su alienazione e amore. lasciami entrare racconta la nascita del rapporto tra il dodicenne oskar, vessato dai bulli della scuola e ignorato dai genitori, e la sua nuova vicina eli, che ha "più o meno" la sua stessa età, è pallida ed è un piccolo vampiro, che ha bisogno dell'aiuto del papà per nutrirsi. all'inizio l'amicizia stenta a decollare ma poi ognuno dei due ragazzi trova qualcosa nell'altro. oskar trova la forza di affrontare i prepotenti, mentre eli per la prima volta viene accettata da qualcuno e trova amore oltre a un probabile nuovo fornitore di sangue. ambientato in una stoccolma invernale, il film ha i toni di un dipinto rinascimentale e le interpretazioni dei due ragazzi basterebbero a sostenere per intero la pellicola.
Grazie Ethan, stasera avevo in programma Sette Anime, ma fidandomi ciecamente di te lo evito e cambio programma. fabrizio
ethan, grazie come sempre!! volevo andare a vedere muccino e carrey... bè, per quanto leggo li eviterò come la peste (sì, però che delusione!!!) spero invece di guardare lasciami entrare.
ciao bello
spero che la sony pictures che distribuisce il film di muccino non mi mandi qualche suo impiegato sotto casa a tagliarmi le gomme dell'auto per quello che ho scritto. :)
il film di reed non è proprio da evitare come la peste qualche sorriso lo strappa nella prima parte. peccato per carrey perché ha dimostrato di poter essere una perfetta macchina di comicità e lirismo.
è sempre un piacere commentare sul vostro blog. un abbraccio e buona visione
un matrimonio all'inglese: nonostante molte bollicine, questo adattamento di stephen elliott una volta stappato e versato nel bicchiere risulta sfiatato. jessica biel interpreta un'orgogliosa americana che arriva nella ricca dimora avita del suo nuovo marito (ben barnes), scontrandosi con una madre (kristin scott-thomas) altrettanto fiera del suo status, e con una cognata infida. i maliziosi dialoghi di coward, nella sceneggiatura di elliott, suonano pigolanti e rozzi e l'atmosfera generale sembra sforzarsi di apparire la briosa (e orrenda) versione "vecchio stile" di una hit da discoteca. colin firth, nel ruolo del capofamiglia, sembra un turista in visita sul set. l'unica cosa riuscita sono i costumi di jessica biel. la cosa peggiore è che in un film tratto da una commedia di noel coward non si riesce a fare una singola risata.
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