venerdì, giugno 05, 2009
LEZIONI D'AMORE
L’idea di mascherare una banalissima “Love Story”con un cotè autoriale è palese a cominciare dalla scelta degli attori, Ben Kingsley per la parte del professore innamorato dell’allieva e Penelope Cruz in quelli della studentessa che cede alle sue avance: solitamente impegnati in un cinema dove la presenza fisica conta fino ad un certo punto ed i clichè Hollywoodiani pur presenti durano il tempo di una breve citazione questa volta si ritrovano coinvolti in un operazione prettamente commerciale che, con il pretesto di trasporre il romanzo confessione di uno dei padri della letteratura contemporanea americana (Philip Roth/L’animale morente), si correda di tutti gli status symbol culturali che fanno la gioia di chi ama veder confermata sullo schermo la propria intelligenza: e così dovendo giustificare l’appeal giovanile di un personaggio maschile che può vantare lo sguardo di un incantatore di serpenti ma ha pur sempre superato i sessantenni, gli sceneggiatori gli affibbiano un eclettismo che prevede oltre ad una cattedra universitaria, la scrittura di saggi di successo, la conduzione di un programma radiofonico, la frequentazione settimanale di un talk show televisivo, la passione per l’arte fotografica e quella musicale, per non parlare dell’ insaziabile appetito sessuale soddisfatto dalla compresenza di una relazione puramente sessuale portata avanti all’insaputa della giovane conquista. Un menù importante che viene aggravato dall’onnipresente presenza di un sottofondo di musica classica che essendo un “adagio” acuisce la sensazione di pesantezza che deriva da un personaggio di tale pedigree. Una presenza ingombrante che finisce per relegare quello femminile a ad una suppellettile con i capelli sempre in piega e lo sguardo eternamente perso, in un contesto generale che ritarda sempre di più il telefonatissimo finale e ci aggiunge pure una sorpresa che arriva fuori tempo massimo. Forse condizionata dalla nobiltà della fonte Isabel Coixet, regista spagnola lanciata da Almodovar, si adegua all’andazzo caricando il film con uno stile che in certi momenti ( tutte le scene in cui la Cruz è ripresa da sola e la voce di lui riflette sull’incapacità maschile di andare oltre il velo dell’apparenza femminea o quelle in cui la coppia passeggia in riva ad una mare invernale) è identico a quello di certe pubblicità di moda, in altri vorrebbe rasentare Bergman, con tanto di apparizioni di personaggi già morti e simposi sulla paura di invecchiare. Insomma non si salva niente in questo "Lezioni D’amore o forse si, perché la generosità con cui la Cruz mostra il proprio seno potrebbe essere motivo di riscoperta da parte degli ammiratori dell’attrice spagnola. Il fatto che il film fosse entrato nel concorso ufficiale del Festival di Berlino la dice lunga sul metodo di selezione e sulle commissioni chiamate ad espletarlo.
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2 commenti:
condivido la tua recensione.
Grazie Ethan,
ma certamente sarebbe bello leggere anche la tua opinione non solo su questo film ma anche sugli altri che avrai certamente visto
a presto
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