Nel ripubblicare una recensione proposta su queste pagine molto tempo fà, rimane forte l'interrogativo su un ritardo distributivo che, nel caso del film in questione, presentato al Festival di Venezia 2010 ed atteso da un pubblico di fedeli appassionati, appare del tutto ingiustificato.
L'aveva detto ed ha mantenuto la promessa: nato come biglietto da visita del precedente "Grindhouse" ed in qualche modo espediente per sintetizzare l'estetica di un modello di cinema, l'Exploitation, resuscitato da un passato non troppo lontano, il trailer di Machete è diventato un film. Basterebbe già questa bizzara anomalia a spostare i livelli di simpatia dalla parte di un regista che sembra divertirsi un mondo a rileggere i generi, andando a ripescare idee ed estetiche di un cinema quasi primordiale rispetto alle grandi costruzioni visive della nostra contemporaneità.
La storia di Machete, ex agente federale, impegnato a vendicare lo sterminio della propria famiglia si mischia con quelle degli immigrati clandestini messicani, perseguitati da un governatore reazionario e da una serie di sgherri che sembrano usciti dal museo delle cere, catapultando il nostro eroe in una spirale di vendetta e redenzione.Buoni e cattivi, delitto e castigo, sacro e profano, stilemi del cinema "dell'autore" americano, trovano nel personaggio di Machete interpretato dall'ex galeotto Danny Treio, un altro scherzo di questo film, il terreno adatto per un manicheismo che lascia poco spazio all'immaginazione. A metà strada tra "The Punisher" e "Terminator", e come loro affetto da una monolicità al limite dell'autismo, Machete è il Che Guevara di un cinema fatto ad uso e consumo di chi preferisce gli stimoli della pancia a quelli del cervello. Mani mozzate, teste che saltano, sangue a catinelle ma anche esposizione di corpi impegnati in improbabili accoppiamenti completano un panorama che avrà la propria catarsi nella scontata vittoria degli oppressi e nella parodiata punizione dei cattivi.
Realizzato con un economia che è ormai un marchio di fabbrica del cinema di Rodriguez, "Machete" si fa apprezzare a patto che si sia disposti ad accettare con atteggiamento ludico il suo spettacolo. In questo modo si avrà l'occasione di ritrovare attori dimenticati come Don Johnson, stelle Hollywoodiane come Robert De Niro, divertente e divertito, e sempre più disposto a lasciarsi coinvolgere in questo tipo di operazioni, Jessica Alba e Michelle Rodriguez, wild girls dalla pistola facile. Per tutti gli altri invece la sensazione di un divertimento programmatico. Si annunciano sequel.
(pubblicato su ondacinema.it)
5 commenti:
Machete will return in Machete kills, and Machete kills again!
divertimento godurioso cinematografico ai massimi livelli!
..effettivamente alla luce di tanto cinema pseudo autoriale o di operazioni commerciali gonfiate sullo sstile di Thor ad esempio questo film rappresenta una vera e propria boccata d'aria..e secondo mè questo la dice lunga...
nickoftime
domani andrò a vederlo. Credo di essere nello spirito giusto per apprezzare questo giocattolone di rodriguez:)
Buon divertimento allora. Ho letto pezzi di critici famosi e non, blogger ecc.. associare il cinema di Rodriguez a quello di Tarantino. Secondo il mio modesto parere non è esercizio corretto, il loro cinema si assomiglia solo apparentemente, anche quando, come in questo caso, trattano la stessa materia.
Le differenze non sono poche e anche abbastanza chiare.
Mentre Tarantino è perennemente alla ricerca della citazione cinefila, sia verbale che nelle inquadrature, si affanna a dare raffinatezza estetica ad ogni centrimetro di pellicola e soprattutto abbraccia un campo molto più vasto del suo collega texano, Rodriguez si "limita" a riproporre il cinema exploitation, quasi esclusivamente dal punto di vista della scrittura e da quello visivo (riuscendoci alla grandissima), puntando direttamente alla pancia dello spettatore, e concedendosi in Machete qualche divagazione cinefila di grana grossa come " vuoi uccidere quei bravi ragazzi?" messo in bocca a Robert De Niro oppure i personaggi di Machete e il fratello sacerdote (Cheech Marin) che richiamano alla lontana Tuco (Eli Wallach) e Padre Ramirez (Luigi Pistilli) de Il buono il brutto il cattivo.
Posta un commento