martedì, marzo 12, 2013

Ritratti: Michelle Yeoh (2)

"But still I'd leap in front of a flying bullet for you"
- The Smiths -



Indizi di una fase che si sta aprendo e sintesi di esperienze portate ai loro naturali limiti, vanno considerati "The wonder seven" (1994) di Ching Sin-Tung e "The stunt woman" (1996) di Ann Hui (durante le cui riprese Michelle si frattura una vertebra per aver saltato malamente da un ponte), in cui forza fisica, resistenza ed esigenze spettacolari si fondono in un continuo gioco al rialzo.

La fine dello scorso millennio segna per Michelle Yeoh l'approdo ad Hollywood. Dopo il ruolo di colonnello dei Servizi Cinesi nel ventesimo Bond "Il domani non muore mai" ("Tomorrow never dies", 1997, di R. Spottiswoode), nel 2000 i quattro Oscar e i due Golden Globe de "La tigre e il dragone" ("Crouching tiger, hidden dragon") di Ang Lee, trascinano all'attenzione del grande pubblico - fatti gli opportuni aggiustamenti per i "rigidi" palati occidentali - questa storia di sentimenti troppo a lungo covati e quasi mai vissuti; di avventure all'interno di paesaggi fuori dal tempo e di schermidori e di maestri di arti marziali più coinvolti dalle lotte interiori che dagli scontri a fil di spada. In tale contesto, Michelle, nei panni di Yu Shin Lien - abile quanto laconica spadaccina - esprime con placida naturalezza la dirittura morale e la fedeltà ai principi di una donna che s a che con ogni probabilità le sue istanze di felicita e pacificazione verranno frustrate ma reagisce al destino avverso componendo lucidità e mestizia, coraggio e sofferenza, integrità e disincanto. Ancora una volta, come detto, risalta la grazia di questa attrice in grado di coinvolgere negli affanni del suo personaggio lasciando in ombra una parte di se', come se questa sorta di morbida pudicizia fosse essenziale per preservarne onesta' e autenticità agli occhi di chi guarda.

Medesima misura e complessità interiore la Yeoh mostra in "Memorie di una geisha" (2005) di R. Marshall e in "The lady" (2011) di L. Besson, dove interpreta il leader dell'opposizione birmana, premio Nobel per la pace, Aung San Suu Kyi; mentre in "La mummia - la tomba dell'imperatore Dragone -" (2008) e "Babylon A.D." (2008) sfodera di nuovo le oramai consolidate doti ginniche di eroina impavida o tutrice di tesori leggendari e prodigi umani da preservare.

Breve discorso a parte merita, infine, "La congiura della pietra nera" (2010) di Su Chao-Pin (con l'apporto non secondario di John Woo) - da poco riproposto nel ciclo di RAI 4 "Missione: estremo oriente" - in cui Michelle si divide tra un passato di sicario implacabile (interpretato da un'altra attrice) e un futuro agognato (inseguito dopo un'operazione al volto che le farà assumere le consuete fattezze) di donna decisa a rinunciare alla violenza per una vita appartata da dividere con un nuovo affetto. In questa pellicola l'attrice malese coniuga senza apparente sforzo l'ambivalenza tra lo spirito combattivo dell'eroina educata dalla disciplina e dalle prove continue a non cedere e la necessita di abdicare ad un ordine antico fatto di dettami e codici che rimandano solo a se stessi, per consegnarsi alle occasioni di una vita forse più prosaica ma potenzialmente dispensatrice di qualche parentesi di felicita': fino al commiato che, con semplicità - e quindi, di nuovo, con una sua grazia - si lascia alle spalle qualunque relativismo e smania di verosimiglianza occidentale e vede la Yeoh letteralmente risorgere perché, versato il sangue, lavate le colpe, e' necessario dare all'amore un'opportunità.



TFK

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