Miss Sloane - Giochi di potere
di John Madden
con Jessica Chastain, Gugu Mbatha-Raw, Alison Phil
USA, 2016
genere, thriller
durata: 132’
di John Madden
con Jessica Chastain, Gugu Mbatha-Raw, Alison Phil
USA, 2016
genere, thriller
durata: 132’
Un giorno di tanto tempo fa, Ulysses S. Grant inventò il termine "lobbista" per
descrivere i rappresentanti di interessi particolari che lo attendevano nella lobby del
Willard Hotel di Washington. La definizione del diciottesimo Presidente degli Stati
Uniti era calzante e accompagnata, probabilmente, da un giudizio che
sottintendeva ansia, fastidio e soprattutto rassegnazione. Già, perché la temeraria,
spietata e insinuante categoria era ormai nata e, nei decenni e secoli a seguire, si
organizzò in strutturati gruppi di pressione, determinati a influenzare i detentori del
potere politico e, più tardi, a incuriosire il cinema.
Piuttosto insolito, invece, è il fatto che i power brokers e il loro modus operandi tra
legalità e arti oscure abbiano suscitato l’interesse di John Madden, un regista che
ricordiamo soprattutto per “Shakespeare in Love” e i due “Mariagold Hotel” e che, a
un primo sguardo, sembra poco aduso alla descrizione della spietatezza umana.
Ma il giudizio morale non è l’obiettivo principale del film, che nasce invece dal
desiderio da parte del regista di rispondere a una domanda: un lobbista cosa fa?
Come si comporta? Quali strategie usa per portare dalla sua parte il maggior
numero di senatori possibile in modo da far passare un disegno di legge al
Congresso? Con una simile premessa, “Miss Sloane” può diventare, senza essere
noioso, documentaristico, didascalico o incomprensibile a chi non padroneggia
determinati argomenti, un percorso di conoscenza, un viaggio che si fa via via più
avvincente e avventuroso perché sposa il linguaggio del thriller politico, un discreto
thriller politico in cui non manca qualche svolta inattesa e in cui il montaggio, ora
veloce e ritmato, ora più lento, è in perfetto accordo con il mood dei personaggi e
con l’alternanza di vittorie e impasse del piccolo studio legale intenzionato a far
approvare un decreto a favore di una regolamentazione della vendita delle armi da
fuoco.
E poi c’è un qualcosa in più nella nostra cronaca di una vittoria annunciata, un
valore aggiunto, un valore avvolto in morbidi cappotti di cachemire e che ama
calzare laboutins. Seducente ed elegante, il lobbista stavolta è donna, una donna
che ha più testosterone di una squadra di rugby, certo, ma che una formidabile
Jessica Chastain rende comunque femminile, oltre che grintosa e spietata. Sempre
sull’orlo dell’esaurimento e sempre più inghiottita dall’ossessione di avere successo
ad ogni costo, la sua Elizabeth Sloane è il vero cuore pulsante del film, anche se, al
di là di un’interessante dialettica tra emotività e fredda compulsività e fra robotica
precisione e barlumi di umanità, il personaggio finisce per essere troppo
archetipico: nel non avere una famiglia e cercare il sesso a pagamento, nella
dipendenza da farmaci, nella solitudine e in un opportunismo che si risolve in
un’odiosa tendenza a giocare con le vite degli altri.
Ma la ragazza ha fegato e intelligenza, e soprattutto è portatrice di quell’ironia
sferzante che attraversa i dialoghi, che sono molti, anzi moltissimi: perché “Miss
Sloane” è un film decisamente verbale, in cui la materia non è altrettanto
importante. Quello è tipico di Michael Moore e ad altri nati negli States. Al britannico
Madden interessa fare solamente capolino in un universo che, con le sue regole e i
suoi divieti, offre lo spunto per fare intrattenimento non banale, che però, alla fin
fine, nonostante una bella svolta imprevista, non ci sorprende esattamente con la
stessa prontezza e l’astuzia che il miglior lobbista dovrebbe possedere.
Riccardo Supino
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