John McEnroe: in the Realm of Perfection
di Julien Faraut
Francia, 2018
genere, documentario
durata, 91
Di Borg vs McEnroe è stato già detto tutto ai tempi della sua uscita mentre di John McEnroe: in the Realm of Perfection è opportuno parlare oggi, considerato che il documentario di Julien Faraut è uno dei titoli di punta di questa edizione del Festival dei popoli. Per realizzarlo il regista francese ha messo mano all’archivio del “collega” Gil de Kermadec, il quale rivestendo l’incarico di coach della federazione tennistica francese ha realizzato nel corso degli anni un ingente corpus filmico focalizzato sullo studio maniacale dei colpi, della gestualità e dei comportamenti dei partecipanti al torneo del Roland Garros, tra cui quel John McEnroe che 1984 si conquistò l’accesso alla finale contro Ivan Lendl nel tentativo di fare suo l’unico titolo del grande slam ancora assente nel suo palmares. John McEnroe: in the Realm of Perfection, però, non è la cronistoria delle tappe di avvicinamento all’ultimo atto del torneo da parte del protagonista e neanche un biopic dedicato a un personaggio straordinario. Sulla base del materiale accumulato da de Kermadec e ispirandosi al principio affermato da Jean Luc Godard secondo il quale “Il cinema mente, lo sport no”, il film ragiona non solo sulla contraddizioni della natura umana ma anche sul cinema inteso sia come magnifica ossessione – è quella di de Kermadec lo è – sia nella sua capacità di trasfigurare il reale per arrivare a raccontare la verità.
In questo modo se la narrazione è idealmente divisa in tre parti, con la prima di stampo tecnico teorico volta all’analisi dei colpi e della gestualità del mancino americano e l’ultima, dedicata alla partita conclusiva, a fare la differenza all’interno del film è la sezione centrale. In essa McEnroe vi figura come un gladiatore al centro dell’arena, pronto a prendersela con chiunque – arbitri, pubblico e fotografi – ne ostacoli il raggiungimento della perfezione tennistica. Chiuso nella propria porzione di campo e con l’altra parte della rete lasciata fuori quadro, le immagini di John McEnroe: in the Realm of Perfection danno seguito a una sorta di western shakesperiano, in cui McEnroe, solo contro tutti e in lotta con se stesso e poi con gli altri, mette in scena la tragedia dell’esistenza con una verità che sembra dare ragione al mitico Godard. Senza dimenticare che, assegnando a un attore come Mathieu Amalric il compito di fare da voce narrante, il regista si cimenta in uno straordinario corto circuito tra cinema e sport, fornito dalla vicinanza tra i personaggi interpretati dall’attore francese e il talentuoso tennista, apparentati dalla sregolata genialità e dalla bigger than life raccontate nel film.
Vincitore del premio come miglior documentario al Pesaro Film Festival, John McEnroe: in the Realm of Perfection sarà distribuito da Wanted Cinema. Anche in questo caso il consiglio che vi diamo è quello di non perderlo.
Carlo Cerofolini
(pubblicato su taxidrivers.it)
(pubblicato su taxidrivers.it)
Nessun commento:
Posta un commento